Se la sostenibilità si è ormai affermata come una tendenza strutturale all’interno del mondo finanziario, la valutazione di quanto sono ESG i gestori dei fondi comuni non può, e non deve, essere più limitata solo all’analisi dell’offerta di prodotti di investimento, ma deve necessariamente considerare anche l’identità dei singoli operatori.
Questo il punto di partenza dell’indagine ESG Identity, realizzata da ETicaNews – organizzatrice del salone SRI e prima “ESG Knowledge Company” italiana – analizzando 111 case di gestione che hanno all’interno della propria offerta almeno un fondo o un ETF sostenibile distribuito in Italia.
Con ESG Identity si intende l’insieme degli elementi distintivi di un soggetto, a partire dalla sua struttura organizzativa (la governance) per arrivare alla coerenza e consistenza ESG della sua offerta al mercato, passando per le modalità con cui il soggetto pensa (la cultura aziendale ESG) e si impegna sul fronte sostenibile (il suo scopo ESG).
Luca Testoni, fondatore del salone SRI, ha commentato:
“Nel mondo finanziario, sempre più attento alle tematiche ESG, si nota un sorpasso, molto significativo: “essere sostenibili” ha infatti ormai superato, in importanza, il “vendere sostenibile”.
Al giorno d’oggi, gli occhi degli investitori sono puntati su quanto sia ESG il soggetto finanziario (la sua identità) e non solo i prodotti che quest’ultimo vende. Ecco perché un’analisi come quella relativa all’ESG Identity delle SGR attive in Italia non è mai stata così attuale, perché permette di distinguere le case di gestione che applicano la sostenibilità a 360° al loro modello, da quelle che lo fanno solo parzialmente o in chiave opportunistica con finalità di greenwashing”.
Analisi: la metodologia
L’analisi, che sarà presentata ufficialmente domani durante la VI edizione del salone SRI, ha riguardato innanzitutto la dimensione della governance delle 111 società considerate sulla base di 4 criteri, per ciascuno dei quali è stato assegnato un punteggio da 0 a 10:
- Stewardship e commitment ovvero l’esistenza di norme e pratiche di governance e di gestione interne alla società in linea con i principi responsabili combinate con l’impegno e la convinzione nella loro applicazione;
- Team ESG dedicato;
- Engagement ovvero il dialogo e l’azionariato attivo in chiave ESG degli asset manager verso le società presenti nei loro portafogli;
- Sito web e comunicazione.
Esg: i risultati dell’indagine
Rispetto al criterio Stewardship e commitment, complessivamente le società con punteggio tra 7 e 10 rappresentano il 58% del campione, con un livello di documentazione più che adeguato in termini di policy ESG e report sulla sostenibilità.
Sul fronte del Team ESG, il quadro è estremamente polarizzato: quasi il 35% del campione ha infatti avuto punteggio 0 (in linea con il 2020), mentre il 43% ha ottenuto punteggio 10 (in crescita dal 35% del 2020); complessivamente più della metà delle società ha uno score tra 7 e 10, ossia indica e dettaglia la presenza di un team ESG dedicato.
Per quanto riguarda l’Engagement, complessivamente più della metà delle aziende ha un punteggio compreso tra 7 e 10, il che significa che l’attività di engagement è ben rendicontata, sia con report dettagliati sia con piattaforme che consentono la puntuale verifica delle attività di voto. Relativamente alla categoria sito web e comunicazione, infine, il 42% delle società ha una valutazione tra 7 e 10, mostrando ancora margini di miglioramento su questo fronte.
Nella seconda parte dell’indagine è stata invece presa in considerazione l’offerta delle 111 case di gestione. Partendo dai dati disponibili nell’Atlante SRI di ETicaNews (aggiornati a settembre 2021), sono stati analizzati complessivamente 1030 prodotti, di cui 781 fondi e 249 ETF (per un patrimonio in gestione complessivo pari a 518 miliardi di euro).
A ciascuna società è stato assegnato un punteggio da 0 a 10 in considerazione delle strategie adottate per ogni fondo e a seconda della disclosure sulla classificazione SFDR all’interno dei siti web societari: il 40% delle società ha realizzato un punteggio di oltre 7,5, per uno score medio pari a 6,78.
L’insieme di queste due dimensioni analizzate ha portato a individuare quanto complessivamente l’identità degli asset manager sia affine ai criteri ESG: i risultati finali sono stati espressi con un punteggio da 0 a 100. Dall’analisi emerge un quadro sostanzialmente positivo: il 26% delle SGR analizzate ha fatto registrare un punteggio da 80 a 100, posizionandosi nel range più elevato.
Un ulteriore 30% si posiziona al livello subito successivo, compreso tra 60 e 80, portando complessivamente a oltre il 50% la quota di società con un punteggio superiore a 60.
Al livello inferiore invece, il 29% delle società ha realizzato un punteggio tra 0 e 40, mostrando un’insufficiente ESG Identity. Il restante 15% si trova in un range intermedio, registrando un punteggio tra 40 e 60.
Il punteggio medio fatto registrare dalle case di gestione analizzate è stato pari a circa 60. Complessivamente il livello è migliorato, sono diminuite le eccellenze rispetto alle rilevazioni passate ma si nota un miglioramento globale della maggior parte delle società analizzate.