Perché alle aziende conviene versare il TFR dei propri dipendenti nei Fondi Pensione?
Articolo di Thomas Ferraioli, consulente finanziario di Salerno
L’accantonamento del T.F.R. se da un lato rappresenta per le imprese un costo deducibile dal reddito di impresa dall’altra si crea un debito nei confronti dei propri lavoratori da onorare al momento della cessazione del rapporto.
Il T.F.R è il trattamento di fine rapporto, da liquidare al lavoratore dipendente nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro, è regolato dall’art. 2120 del codice civile. In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto ad un trattamento di fine rapporto. Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni.Spesso si parla di quelli che sono i vantaggi per i dipendenti nel destinare il proprio TFR all’interno di un fondo pensione anziché lasciarlo in Azienda. Analizziamo invece quelli che sono i benefici che un’azienda ha nel versare il TFR dei propri dipendenti in un fondo pensione.
VANTAGGI PER L’AZIENDA
È utile prendere in considerazione il trasferimento del T.F.R. dall’azienda ad un fondo pensione per una serie di motivazioni di carattere economico finanziario che di seguito dettagliamo:
- Il trasferimento nel fondo pensione del T.F.R. genera una maggiore deduzione dell’accantonamento nell’ordine del 106% per le aziende con meno di 50 dipendenti ed un ammontare del 104% per aziende con più di 50 dipendenti, portando maggiori benefici di tipo fiscale.
Questo significa che un’impresa che deve accantonare 20.000,00 l’anno di T.F.R., se ha meno di 50 dipendenti, può dedurre 21.200,00 € di costi.
- Un secondo beneficio economico che si ottiene dal trasferimento del T.F.R. sta nel fatto che l’impresa non si accolla più l’onere della rivalutazione. Infatti il T.F.R. ogni anno deve essere rivalutato da un ammontare pari all’1,5% più il 75% della rivalutazione Istat. Tale componente è una somma importante e, per semplicità, facciamo un esempio: ipotizziamo che un’impresa 5 anni fa abbia accantonato un T.F.R. per 100.000,00 € e che ogni anno ne accumuli altri 20.000,00 proviamo a vedere cosa deve sostenere l’impresa:
Come si evince dalla tabella, in soli 5 anni, solo a titolo di rivalutazione, l’impresa, ha sostenuto costi per € 16.939,98
- Altro elemento importante sta nel fatto che le imprese che destinano il T.F.R. nei fondi pensione sono esentati dal versamento dello 0,20% del monte retributivo a titolo di versamento al Fondo di Garanzia e dello 0,28% a titolo di oneri impropri, quindi una impresa che ha un monte retributivo di € 200.000,00 risparmierebbe 960,00 € l’anno per questi costi che non deve più sopportare.
RIVALUTAZIONE T.F.R. – ALCUNE CONSIDERAZIONI DI ATTUALITA’
Come già specificato il T.F.R. viene rivalutato in base all’inflazione, è da alcuni mesi che l’inflazione sta avendo un andamento al rialzo. Tale situazione porterà un notevole incremento dei costi per le imprese perché si troveranno a dover rivalutare il T.F.R., depositato in azienda, in maniera sempre più consistente. L’inflazione nell’ultimo anno ha avuto un forte rialzo, questo ha portato l’indice di rivalutazione al 3,119% come si può evincere dal sottostante grafico, ciò vuol dire che ogni 1.000,00 euro depositato in azienda dovrà essere rivalutato di 31,19 euro (su 100.000,00 rivalutazione TFR per euro 3.119,00).
Fonte – Analysis
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