Dopo una temporanea battuta d’arresto, il prezzo del petrolio ha continuato a salire nel terzo trimestre. A circa 80 dollari al barile, il greggio WTI è scambiato al livello più alto degli ultimi sette anni.
Il greggio Brent del Mare del Nord viene scambiato a più di 80 dollari al barile ed è anch’esso vicino al massimo degli ultimi sette anni. I prezzi della benzina e del diesel sono aumentati di conseguenza, pesando sui costi sostenuti dai consumatori e dall’industria manifatturiera.
Il gas naturale e l’elettricità hanno registrato movimenti di prezzo particolarmente importanti. Le forniture limitate dalla Russia, l’elevata domanda di gas naturale liquefatto statunitense in Asia e gli impianti di stoccaggio del gas riempiti solo parzialmente all’inizio della stagione invernale hanno causato un aumento significativo del prezzo del gas naturale.
I paesi che dipendono fortemente dal gas naturale, come il Regno Unito, sono quindi preoccupati per le carenze durante la stagione fredda in cui sarà necessario il riscaldamento. Il problema riguarda anche le società di produzione. Oltre alla produzione di energia, il gas naturale è importante anche per la produzione di prodotti derivati, come l’ammoniaca, che a sua volta è necessaria per la produzione di fertilizzanti. I produttori di fertilizzanti, come la società norvegese Yara e la società chimica tedesca BASF che lo scorso settembre hanno annunciato tagli significativi alla produzione.
Il prezzo all’ingrosso di un megawatt di elettricità sulla borsa dell’energia EEX è aumentato di circa il 150 per cento dall’inizio dell’anno a 127 euro alla fine del periodo. Questo aumenta considerevolmente i costi per i processi produttivi e per le aziende ad alto consumo energetico, e potrebbe spazzare via tutti i profitti. Questo minaccia soprattutto l’esistenza delle aziende più piccole che non offrono una gamma ampiamente diversificata di prodotti e generalmente non possono o non vogliono rivolgersi al mercato dei future per coprire i loro prezzi di acquisto.
In Cina, secondo le dichiarazioni ufficiali, le autorità regionali stanno interrompendo periodicamente l’erogazione di elettricità ad alcune aziende per ridurre le emissioni delle centrali a carbone, anche se questo potrebbe essere dovuto alla crescita del prezzo del carbone a livelli record. Il fenomeno interessa anche i fornitori di grandi aziende occidentali come Apple e Tesla.
Se sotto l’albero di Natale dovesse mancare il nuovo iPhone, potrebbe essere per colpa del prezzo del carbone o dell’elettricità in Cina.