Inflazione, rendimenti e obbligazioni: cosa succederà?
a cura dell’ufficio studi di Fundstore
Quel che si è visto nelle ultime settimane sui mercati finanziari non è razionalmente spiegabile, o quantomeno non del tutto, così come non lo è la presunta razionalità degli investitori.
Le stranezze, infatti, non si limitano solamente a Wall Street e alle altre Borse ma all’intero mercato obbligazionario.
Come è possibile che il rendimento del Treasury americano sia cresciuto dal 1,2% di Agosto al 1,7% del 21 Ottobre, per poi crollare ad 1,4% senza che alcun fattore economico che possa averne influenzato l’andamento?
La spiegazione potrebbe trovarsi nell’instabilità degli operatori, rafforzata dalla politica monetaria delle banche centrali, in atto ormai da oltre un decennio. Una risalita dei rendimenti obbligazionari sembrerebbe più che logica osservando l’economia americana, in crescita del 6%, con un’inflazione che ha ampiamente superato il 6% e che, con il passare dei mesi, si profila meno transitoria di quanto avesse stimato la Fed.
Gli investitori si sono chiesti quanto potesse durare un quantitative easing disegnato per affrontare l’emergenza e per quanto tempo i tassi di interesse potessero restare a zero.
A causa di questa incertezza, il sentiment del mercato è virato e gli investitori hanno iniziato a vendere Treasury, portando ad una conseguente salita dei rendimenti.
Durante la riunione del 3 Novembre 2021, la Fed ha annunciato la riduzione del quantitative easing e la cessazione degli acquisti di Bond a metà 2022, senza segnalare la volontà di rialzare i tassi d’interesse nei mesi successivi.
Nelle parole del presidente della Fed, Jerome Powell, gli operatori hanno percepito un tentativo di rassicurazione: la Banca centrale degli Stati Uniti ha gli strumenti per fronteggiare l’inflazione e potrà mantenere una politica monetaria ultraespansiva in linea con le altre banche centrali. Ricordiamo, inoltre, che l’Italia sta traendo giovamento da questa politica, che le permette di rimanere “Ossigenata”.
Inflazione, i riflessi per le obbligazioni
La prosecuzione delle politiche espansive aiuta sia i mercati obbligazionari che i titoli di stato italiani. Infatti il rendimento dei nostri BTP era in rialzo già da Agosto e seguiva la crescita del Treasury americano.
Tuttavia, il problema dell’inflazione, come si intuisce dal comunicato ufficiale della Fed, preoccupa l’economia globale e i mercati. In particolar modo, ciò che ha allarmato gli operatori è stata una crescita del 6,2% dei prezzi al consumo.
Vedremo come si evolveranno le cose con l’inizio del nuovo anno e quali saranno le azioni intraprese delle banche centrali. Certamente, l’ombra di una grande ondata di inflazione globale è preoccupante e gli effetti non si ripercuoteranno solamente sui mercati e gli operatori, che dovranno correre ai ripari, ma soprattutto sull’economia reale e sui consumatori.