12:00 giovedì 16 Dicembre 2021

Oggi è il Bce Day: Lagarde pronta a decretare fine PEPP a marzo 2022, ma a indorare pillola con vecchi (o nuovi?) strumenti

E dopo la Fed di Jerome Powell, che ha annunciato un super tapering per alzare il prima possibile i tassi, oggi si vedrà fino a che punto la Bce e la Bank of England temono il boom dell’inflazione. E non solo. Sia nell’area euro che nel Regno Unito, oltre all’inflazione corre infatti anche la variante Omicron, tanto che nuove restrizioni e misure di lockdown anti-Covid sono state già varate e continuano a essere varate.

E’ anche vero che un’indicazione almeno della volontà di agire contro la fiammata dei prezzi, se non altro per tutelare la loro credibilità, le autorità monetarie del Regno Unito e dell’Eurozona dovranno darla.

Per quanto riguarda la Bce di Christine Lagarde, ormai si ironizza da settimane sulla sua ostinazione a ripetere che l’inflazione, nell’area euro, ha una natura transitoria. Proprio su questo punto, la Fed di Jerome Powell è stata costretta a correggersi, facendo sparire dal comunicato ufficiale l’aggettivo “transitorio” riferito all’inflazione.

Lagarde farà lo stesso? Gli economisti hanno già risposto che è improbabile che Lagarde faccia la stessa cosa.

Fino a oggi, i funzionari della BCE hanno continuato a definire il trend dell’inflazione come temporaneo, provocato da prezzi energetici alti e da colli di bottiglia nella produzione, facendo notare che le pressioni sui salari rimangono contenute e che le aspettative di inflazione sono ancorate.

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Secondo le previsioni di Bloomberg, qualcosa, in questo ultimo meeting del 2021 del Consiglio direttivo della banca centrale europea – e anche britannica – comunque accadrà.

La Bce annuncerà probabilmente il ritiro graduale del QE pandemico, PEPP, ergo bazooka monetario lanciato per scongiurare gli effetti della pandemia Covid-19. In realtà, il ritiro graduale degli acquisti di asset che avvengono ogni mese nell’ambito del piano PEPP – che ha una dotazione pari a 1,85 trilioni di euro – è già in atto.

Ma guai a chiamarlo tapering. Christine Lagarde ha tenuto a precisare che, a essere in corso, è infatti una operazione volta a “ricalibrare” gli acquisti di bond, sempre rispettando il principio della flessibilità monetaria di cui lei stessa si è fatta portavoce.

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In questo contesto, gli economisti intervistati da Bloomberg prevedono che il rallentamento negli acquisti di asset che avvengono ogni mese con il PEPP andrà avanti, portando il valore degli acquisti di asset dai 68 miliardi di euro dei mesi di ottobre e novembre a 50 miliardi di euro di asset da acquistare nel mese di febbraio. Detto questo, se gli acquisti che avvengono con il PEPP rallenteranno per concludersi il prossimo marzo del 2022, a partire da aprile quelli che avvengono con il piano APP (piano tradizionale di Quantitative easing) raddoppieranno secondo gli esperti dagli attuali 20 miliardi al mese a 40 miliardi, per poi rallentare anche in questo caso in modo graduale e terminare nell’ambito di un nuovo piano tapering nell’ultimo trimestre del 2023, otto anni dopo il lancio.

Lagarde continuerà a blindare in questo arco temporale il mercato dei titoli di stato dell’area euro – inclusi dunque i BTP italiani – attingendo anche ad altre munizioni e strumenti: una volta concluso il piano del QE pandemico a marzo, la Bce potrebbe dunque – sempre secondo gli economisti intervistati- apportare modifiche al modo in cui reinveste il capitale rimborsato sui titoli oggetto del PEPP stesso.

Non dovrebbe essere annunciato invece un nuovo round di TLTRO, ovvero di finanziamenti alle banche a tassi super agevolati. In un report di qualche settimana fa, il team Macro di Barclays ha precisato di prevedere a tal proposito l’estensione delle misure da parte della Bce (dunque nuove operazioni TLTROIII, o TLTROIV), senza però il sussidio di 50 punti base che è stato accordato nel 2020, anno della pandemia, come misura di aiuto a favore degli istituti. Il sussidio, vale la pena sottolinearlo, è praticamente quello che permette alle banche di accedere ai T-LTRO III a un tasso massimo del -0,50% (50 punti base sotto il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali), che scende fino al -1% (50 punti base sotto il tasso sui depositi, che è negativo e pari a -0,50%) a condizione che gli istituti non riducano i prestiti netti che erogano all’economia reale.

Ora, proprio questo sussidio, secondo Barclays, verrà rimosso nel giugno del 2022: il che significa che, nel migliore dei casi, invece di beneficiare di un tasso fino al -1%, le banche beneficeranno al massimo di un tasso negativo pari a -0,50%. Gli analisti non hanno tuttavia escluso la possibilità che la Bce decida di ricorrere allo strumento esistente del tiering per “compensare parzialmente o del tutto la rimozione di questo sussidio alla fine del giugno del 2022”. Gli economisti intervistati da Bloomberg ritengono in generale che Lagarde, nel corso della conferenza stampa di oggi successiva all’annuncio dei tassi – che dovrebbero rimanere inchiodati ai livelli attuali -. sarà in ogni caso bombardata da domande che riguarderanno il trend dell’inflazione. Che lei stessa, qualche settimana fa, ha detto di ritenere che abbia raggiunto “il punto più alto della gobba”.

Ma su questo non tutti sono convinti, Germania in primis per cui, come si fa, l’inflazione è una vera e propria ossessione.

Anche per questo, i mercati monetari scommettono su un rialzo dei tassi di interesse di 10 punti base nel dicembre del 2022.

Ma gli economisti interpellati da Bloomberg non sono d’accordo neanche su questo: aa loro avviso, un primo rialzo dei tassi da parte della Bce non avverrà prima del 2023.

Gli analisti di ING, dal canto loro, scrivono nella loro preview, riguardo all’assist che la Bce continua a dare da anni ai bond sovrani dell’area euro, che “la Bce potrebbe semplicemente estendere il PEPP, effettuare un aggiustamento al ‘vecchio’ programma di QE APP (come spiegato sopra) o introdurre un nuovo terzi programma”. Il punto è che “una eventuale estensione del PEPP, pur essendo il modo più semplice per estendere gli aiuti, potrebbe danneggiare la credibilità nella capacità di Lagarde di comunicare con i mercati finanziari”.

“Aggiustare le condizioni dell’APP per conferire al programma la stessa flessibilità che ha il PEPP è possibile, ma potrebbe dare il via a nuove cause legali in Germania, visto che il rispetto della regola del capital key è una delle condizioni sine qua non richieste dalla Corte costituzionale tedesca”. Questo significa che “l’opzione più attraente è quella del lancio di un nuovo programma”. Gli economisti di ING ripongono speranze in questo senso, tanto da prevedere il lancio di un Programm di acquisto di transizione post pandemico (PPTPP-Post-Pandemic Transition Purchase Programme, con una dotazione di €300 miliardi”. Un programma che, per l’appunto, possa garantire “una transizione fluida dopo il marzo del 2022 (in cui il PEPP giungerà a scadenza), che offra la stessa flessibilità del PEPP.

François Rimeu, Senior Strategist di La Française AM, ha diramato una nota in attesa dell’annuncio della Bce con cui ha fatto notare che la Bce “deve tenere aperte tutte le opzioni a livello decisionale, visto l’aumento dell’incertezza sull’inflazione”.

“Tuttavia – secondo Rimeu -(Christine Lagarde & Co) non smetteranno di considerare l’inflazione come temporanea, nonostante i rischi al rialzo sulle prospettive di inflazione. La Banca Centrale aggiornerà le sue previsioni macro-economiche con la prima pubblicazione delle stime per il 2024 – si legge nella nota dello strategist senior di Française AM – “I dettaglio, ci aspettiamo che la BCE continui nella forward guidance introdotta a luglio di quest’anno. La presidente della BCE, Christine Lagarde, sottolineerà che un aumento dei tassi di interesse nel prossimo anno è molto improbabile. Tuttavia, avvertirà che il Consiglio Direttivo non esiterà ad agire quando saranno soddisfatte le tre condizioni della forward guidance. La Presidente Lagarde non rimanderà il rialzo dei tassi oltre la fine del 2023″.

Anche Rimeu è dell’idea che, “nonostante la nuova variante Omicron, il Programma di acquisti per l’emergenza pandemica (PEPP) terminerà a marzo 2022 come previsto”, mentre “il programma di acquisto di asset (APP), che succederà al PEPP, dovrebbe essere aumentato a una media di 40 mld di euro al mese a partire dal prossimo aprile, fino alla fine del 2022”.

“Inoltre, il Consiglio Direttivo può integrare i 20 miliardi di euro in media dell’APP con una quota fissa e temporanea fino a dicembre 2022, intorno ai 150/200 miliardi di euro. Visti i reinvestimenti nei titoli greci che stanno andando a scadenza all’interno del PEPP, in questa riunione non ci aspettiamo un annuncio riguardante l’aggiunta dei titoli di Stato greci all’APP. Per prevenire il rischio di frammentazione, la flessibilità del PEPP verrà trasferita ai reinvestimenti nel debito in scadenza nel PEPP”.

“Sul fronte economico – continua lo strategist – ci aspettiamo che le previsioni sull’inflazione della BCE vengano riviste significativamente al rialzo per il 2021 (2,5% rispetto al 2,2% precedente) e nel 2022 (2,8% rispetto all’1,7%). Le previsioni dell’inflazione per il 2024 dovrebbero rimanere al di sotto dell’obiettivo a lungo termine del 2%, cioè intorno all’1,8%. Sul fronte della crescita, ci aspettiamo che le stime indichino una crescita leggermente più elevata sul 2021 (dal 5% al 5,1%), una crescita inferiore del PIL nel 2022 (dal 4,6% al 4,3%), ma superiore nel 2023 (dal 2,1% al 2,3%). Considerando un punto di vista più aggressivo sulla politica monetaria, il rischio principale consisterebbe nella scelta della BCE di rimandare le decisioni sul futuro QE a febbraio 2022, affermando che c’è troppa incertezza per agire in questo momento, ma questa non è la nostra ipotesi di base. In un quadro simile, i mercati obbligazionari in Italia, Spagna, Portogallo e, in particolar modo, in Grecia sarebbero vulnerabili”.

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