Sempre più alto il costo delle catastrofi ambientali. I danni provocati dagli sconvolgimenti climatici aumentano al ritmo del 6 per cento sull’arco dei 12 mesi e, nel 2040, arriveranno a mille miliardi di dollari l’anno. Una cifra astronomica che rischia di mettere in ginocchio l’economia mondiale. E di far saltare il bilancio del Pianeta terra. A denunciarlo è un rapporto “Adattamento e Vulnerabilità ai Cambiamenti Climatici: il Ruolo del Settore Finanziario”, presentato nei giorni scorsi dall’Unep Fi, il braccio finanziario dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), in collaborazione con società assicurative e istituzioni finanziarie come Allianz-Dresdner Bank (che lo presiede), Axa, Bank of America, Santander, Hsbc MunichRe, Swiss Re e Ubs. Un allarme rilanciato in questi giorni dal ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, secondo il quale l’effetto serra ”costerà almeno il 20 per cento del Pil globale e rischia di portare al tracollo l’economia mondiale”. Lo studio Unep-Allianz evidenzia un aumentano di calamità naturali e di costi a livello globale, ma con un importante distinguo: se per i Paesi ricchi i cambiamenti climatici sono essenzialmente un grande problema economico, per i Paesi emergenti è un problema di sopravvivenza. Nei prossimi 55 anni, infatti, oltre 100 milioni di persone potrebbero essere costrette ad abbandonare per sempre i loro Paesi d’origine per colpa dei cambiamenti climatici. A rischio sono soprattutto gli abitanti delle regioni costiere, oltre un quarto della popolazione mondiale, che sono i più minacciati a causa dell’innalzamento delle acque provocato dallo scioglimento dei ghiacciai per l’aumento delle temperature. Il problema è che dodici delle 16 maggiori metropoli mondiali si affacciano sul mare. “Occorre valutare seriamente se davvero valga la pena di contrastare l’innalzamento del livello dei mari, oppure se non sarebbe molto più sensato ritirarci da alcune città costiere”, sottolinea Olaf Novak, responsabile della divisione calamità naturali di Allianz Reinsurance. È il caso, ad esempio, di New Orleans, che ha una popolazione di gran lunga meno numerosa di quella che contava prima dell’uragano Katrina. “Anche se riuscissimo a ridurre subito in maniera significativa le emissioni di gas serra, non noteremmo la differenza fino al 2040; la temperatura aumenterà sicuramente di almeno 0,6 gradi Celsius e, se non poniamo rimedio, potrebbe aumentare ancora di più”, sostiene l’esperto. “Sono i Paesi in via di sviluppo a soffrire maggiormente – aggiunge Novak – per due miliardi di persone, l’acqua potabile già scarseggia e l’aumento della temperatura provocherà un significativo incremento sia della domanda sia del costo”.
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