*Questo documento e’ stato preparato da Bank Julius Baer & Co. AG ed e’ rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come
definiti nell’art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) – Dopo la straordinaria fase di crescita degli ultimi anni, nel
2007 l’economia mondiale dovrebbe rallentare in misura sufficiente a scongiurare pericoli
inflazionistici, lasciando inalterate le forze trainanti della congiuntura. I principali
indicatori economici confermano questo scenario che, insieme alla contrazione dei
prezzi del greggio, incoraggia l’attuale fase rialzista dei mercati finanziari.
Tuttavia, una
flessione dei costi energetici, con gli impulsi che fornirebbe all’evoluzione della
congiuntura mondiale, potrebbe innescare un ripresa dell’inflazione e contromanovre di
politica monetaria. Stando agli esperti della banca Julius Baer, l’ottimismo dei mercati in
previsione del termine del ciclo di incremento dei tassi di interesse USA rappresenta al
contempo uno dei principali rischi all’inizio del primo trimestre 2007. In questo contesto,
si prevede un forte aumento della volatilità dai minimi storici a cui si trova attualmente.
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Alla luce dei rischi geopolitici, oggi ampiamente trascurati dai mercati, è opportuno
effettuare investimenti alternativi con un lieve sovrappeso nelle azioni rispetto alle
obbligazioni. Il trend verso un sensibile aumento dei prezzi del greggio e dei prodotti
energetici a lungo termine, pur offrendo interessanti opportunità di investimento,
costituisce altresì un ulteriore fattore di rischio per la congiuntura mondiale.
Le previsioni dell’andamento economico del prossimo anno risentono notevolmente
dell’evoluzione dei prezzi del petrolio e dei relativi effetti su politica monetaria e fiducia dei
consumatori.
USA: impatto negativo della contrazione del mercato immobiliare sui consumi
A causa del prezzo relativamente basso del greggio, la congiuntura USA corre il rischio che il
previsto raffreddamento economico non si verifichi («no landing») e che l’economia si
surriscaldi. Già in ottobre la FED aveva sottolineato l’aggravamento del rischio inflazionistico,
che potrebbe indurla ad approvare un nuovo, drastico aumento dei tassi di riferimento connesso
al rischio di arresto improvviso della crescita («hard landing»). Nello scenario elaborato dalla
banca Julius Baer, Janwillem Acket si è basato sull’ipotesi del «soft landing» e di una crescita
del PIL del 3,0 percento (contro il 3,4 percento del 2006), a fronte di un tasso di inflazione in
discesa dal 3,3 al 2,2 percento. Nonostante l’incremento del reddito e l’ulteriore calo del tasso di
disoccupazione, il rallentamento del mercato immobiliare frena la fiducia dei consumatori
americani. L’effetto negativo di questi fattori è tuttavia attenuato da una crescita sana delle
imprese e dalla vitalità dei loro investimenti.
Segnali negativi per Eurolandia?
Nella zona euro i rendimenti obbligazionari a breve e lungo termine si sono notevolmente
ravvicinati, tanto che i primi potrebbero addirittura superare i secondi. In passato, questo
fenomeno di inversione della curva dei tassi è stato spesso interpretato come il segno
premonitore di una possibile recessione. Secondo le stime di Julius Baer, questo scenario non
è plausibile. È probabile tuttavia che nel 2007 la crescita economica in Europa scenderà
dall’attuale 3,4 percento al 2,8 percento circa (dal 2,5 all’1,9 percento nella zona euro), un calo
che potrebbe indurre la BCE a tagliare i tassi guida già nella primavera del 2007. Secondo
Acket, la crescita del PIL dovrebbe subire una forte flessione soprattutto in Germania, passando
dal 2,1 percento di quest’anno a solo l’1,3 percento del 2007. Il rallentamento della dinamica di
crescita causerà un cedimento dell’euro rispetto al dollaro a 1,22 dollari.
Svizzera: probabile atterraggio morbido
Nel 2006 l’economia svizzera è stata favorita da un commercio estero dinamico e da una
robusta domanda interna e metterà a segno una crescita del 3 percento circa. Tuttavia, gli
esperti di Julius Baer prevedono che l’indebolimento dell’economia mondiale provocherà una
contrazione della domanda di esportazioni con un conseguente rallentamento della crescita nel
prossimo anno, che dovrebbe assestarsi all’1,9 percento. A prescindere da questa evoluzione, il
consumo interno dovrebbe rimanere vivace. La situazione del mercato del lavoro dovrebbe
continuare a migliorare, con una riduzione del tasso di disoccupazione al 3,0 percento. Il franco
svizzero tornerà a rivestire un ruolo importante come valuta di investimento, rafforzandosi
lievemente nei confronti di dollaro ed euro.
Paesi emergenti: rischi politici
Le economie emergenti continueranno a registrare una crescita prodigiosa: secondo le stime di
Julius Baer, il tasso di crescita raggiungerà il 7,2 percento nel 2006 e scenderà lievemente al
6,6 percento nel 2007. Tuttavia, come si è constatato in occasione del colpo di stato militare in
Tailandia, il boom economico cela spesso tensioni politiche o coalizioni di governo instabili che,
in caso di rallentamento della dinamica congiunturale, rischiano di esplodere causando
perturbazioni sui mercati. Nel 2007 i mercati emergenti continueranno ad essere dominati dalla
Cina, che metterà a segno una crescita a malapena rallentata, del 10 percento circa. Russia,
Argentina e India forniranno ulteriori impulsi all’economia di questa regione.
Politica di investimento: azioni in lieve sovrappeso
Gérard Piasko ritiene che la propensione al rischio sui mercati azionari appaia particolarmente
elevata in questo momento. La robusta performance registrata negli scorsi cinque mesi (15
percento circa) è stata guidata in larga misura dal tracollo dei prezzi del petrolio.
Attualmente i
rischi di natura geopolitica e congiunturale, sebbene siano alquanto reali, sono pressoché
ignorati. Stando a Piasko, infatti, i mercati azionari puntano con certezza quasi assoluta allo
scenario del «soft landing» dell’economia USA, mentre in realtà la maggior parte degli esperti
gli attribuisce una probabilità di poco superiore al 50 percento.
Su questa previsione positiva potrebbe incidere una correzione del mercato immobiliare
statunitense, un indebolimento più marcato della congiuntura causato da un calo dei consumi
oppure un’accelerazione dell’inflazione dovuta p.es. al costo del lavoro, con un conseguente
rallentamento dell’economia più marcato del previsto e l’insorgere di turbolenze sui mercati dei
capitali. Altri fattori determinanti potrebbero essere un aumento dei prezzi del petrolio o una
escalation della situazione in Iran e in Medio Oriente. Tali rischi non si riflettono ancora,
secondo Julius Baer, sulle quotazioni di borsa. Perciò, una parte dei guadagni su azioni è stata
realizzata nell’ambito della asset allocation tattica, la cui quota era stata aumentata in seguito
della correzione dei corsi del 15 percento di fine giugno.
Per l’anno a venire, Julius Baer rimane ottimista nei confronti dei titoli azionari e piuttosto
scettica verso gli obbligazionari, in considerazione dei premi insufficienti per rischio inflazione. A
livello settoriale, gli esperti della banca rimangono ottimisti rispetto al settore farmaceutico ed
energetico USA già in sovrappeso. Alla luce della gravità della situazione in Medio Oriente,
generalmente sottovalutata, il dollaro potrebbe presto perdere maggiormente terreno rispetto
agli ultimi due anni. Pertanto si raccomanda un mix di portafoglio formato da hedge funds e
investimenti selezionati sia in materie prime che, per sicurezza, anche in oro.
Materie prime: potenziale di rialzo per alcuni prodotti
All’inizio del 2006 le previsioni puntavano a un aumento del volume di investimento in indici su
materie prime del 35 – 40 percento a 110 miliardi di dollari. Tali valori rispecchiavano l’attrattività
delle materie prime sia come categoria d’investimento che come strumento di diversificazione
da azioni e obbligazioni. Malgrado l’andamento positivo dei corsi delle materie prime, già a
marzo si era riscontrata un diminuzione dell’interesse del mercato. Edward Ennis ritiene che ciò
fosse dovuto alla struttura delle scadenze della maggior parte dei futures su indici che si
trovavano in situazione di contango e al conseguente aumento dei costi dei contratti
proporzionalmente alla loro durata. Al momento del rollover si registravano pertanto rendimenti
negativi. Per questo motivo occorre prestare molta attenzione sia alla scelta dell’indice che alla
valutazione della materia prima sottostante.
Per il petrolio si prevede un incremento dell’offerta di 1,6 milioni di barili al giorno nel 2007. La
crescita della domanda rallenterà (da 1,0 a 1,5 milioni di barili al giorno) e sarà sorpassata dalla
crescita dell’offerta al di fuori dei paesi dell’Opec per la prima volta dal 2002. Questi dati si
riferiscono soltanto alla dinamica della crescita e non a un effettivo eccesso di offerta. In effetti,
fino a giugno di quest’anno, nonostante un’offerta estremamente abbondante, il prezzo del
petrolio ha raggiunto 77 dollari al barile.
Il rallentamento della domanda determina perciò
l’impatto decisivo, il che induce Julius Baer a una previsione cauta del prezzo del petrolio,
stimato a 62 dollari al barile per il 2007 e 65 dollari al barile nel 2008. Tuttavia, tensioni
geopolitiche o un inverno inaspettatamente freddo possono determinare incrementi di prezzo
assai più vigorosi. Nella panoramica fino al 2010, Ennis ha delineato uno scenario con
probabilità del 50 percento che vede un deficit di offerta abbinato a un rincaro del prezzo del
petrolio.
Anche per l’oro sono previsti aumenti. Contrariamente al petrolio, la domanda di oro da parte
degli investitori orientati al lungo termine, in particolare mediante fondi trattati in borsa (ETF), è
rimasta invariata anche durante la correzione dei prezzi delle materie prime del terzo trimestre
2006. Grazie agli effetti dell’elevato tenore di vita che permane a livelli alti, l’accresciuto
interesse proveniente da Medio Oriente, Cina e India continuerà a sostenere il prezzo dell’oro
anche nel lungo periodo. Un effetto positivo deriva anche dalla diminuzione delle vendite di oro
delle banche centrali. Nel raffronto con altre materie prime quali petrolio o argento il prezzo
dell’oro si situerebbe tra 800 e 850 dollari l’oncia.
Questo documento e’ stato preparato da Janwillem Acket, Group Chief Economist, Gérard Piasko, Chief Investment Officer Private Banking e Edward Ennis, Head Commodity Research della banca Julius Baer & Co.