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La relazione di fiducia è la base della consulenza finanziaria

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La relazione di fiducia è la base della consulenza finanziaria

di Marco Tofanelli, segretario generale Assoreti

Della fiducia non si può fare a meno. Lo abbiamo sperimentato più volte in questo particolare periodo. E abbiamo imparato ad associare al concetto di fiducia quello di credibilità e di autorevolezza.

Ma quando parliamo di tutela del risparmiatore la discussione verte sostanzialmente sulla disciplina normativa e sul modello di protezione. Posto che la relazione che si crea è riconducibile alla dazione di danaro attuale contro attesa di danaro futuro, la realizzabilità dello scambio dipende decisamente sia dal funzionamento del mercato sia dalla concreta situazione dell’operatore finanziario.

Pertanto, le rilevanti asimmetrie informative che lo caratterizzano potrebbero, in mancanza di fattori correttivi autoritativamente imposti, renderlo inefficiente e farlo fallire. Il mercato, dunque, deve essere regolamentato.

Nel tempo si è ritenuto che una normativa basata solo su obblighi di trasparenza informativa non fosse sufficiente a realizzare un’effettiva protezione dell’investitore. Così i legislatori e in specie i regolatori si sono sempre più sentiti attratti da una sorta di paternalismo bismarckiano e, optando per la limitazione della libertà di scelta dell’investitore, hanno ceduto alla tentazione di creare una gerarchia tra preferenze, presupponendo che quelle del risparmiatore fossero per definizione imperfette e che, probabilmente, questi fosse anche inconsapevole delle sue imperfezioni, relegandolo così in un limbo di ignoranza finanziaria. Finché poi, declinando tutto e il suo contrario, si è arrivati a sostenere che la tutela del risparmio non potesse prescindere dall’educazione finanziaria. Giusto, primo presidio di autotutela; sbagliato perché non si può certo richiamarne surrettiziamente la responsabilità nell’assunzione di scelte di rischio.

Il rispetto della fiducia

In realtà, come ricorda Renato Rordorf – ex presidente aggiunto della Corte di Cassazione – è assai problematico definire il giusto punto di equilibrio tra la preoccupazione di non inceppare gli intrinseci meccanismi di sviluppo del mercato e l’esigenza di tutelare il risparmio impedendo che se ne abusi. Credo che ancor prima della disciplina normativa non si debba dimenticare che tutte le posizioni debbano essere ricondotte, le azioni orientate e tutti i risultati giudicati al rispetto di un sentimento grave: la fiducia, il cui peso è cresciuto profondamente nei secoli e incide molto sulle persone, innanzitutto in quanto individui. E, scusandomi sin d’ora per la digressione, non mi dispiace individuarne aspetti (ripresi da uno studio di Bianchi/Liani, Quaderni di Sociologia, 2017) capaci, spero, di suscitare riflessione.

L’evoluzione della società nei secoli ha accresciuto enormemente il bisogno di fiducia. Se un tempo la persona estranea era esterna alla comunità ospitante, e per questo non meritava fiducia personale, in quella moderna il moltiplicarsi delle relazioni ha comportato lo sviluppo di una fiducia aprioristica, necessaria a svolgere la vita quotidiana.

Il sociologo inglese Anthony Giddens rivela chiaramente come la fiducia personale sia fondamentale perché le persone acquisiscano una sicurezza ontologica: è il senso di affidabilità delle persone e delle cose che permette di non mettersi continuamente in discussione.

Come la fiducia personale, anche quella verso i sistemi astratti è profondamente evoluta. Il peso della fiducia nelle nostre scelte e valutazioni quotidiane è cresciuto molto, ed è estremamente evidente se solo riflettiamo sulla nostra quotidianità: dall’uso dei mezzi di trasporto, agli acquisti, fino alla semplice stretta di mano. Concedere e ottenere fiducia sono processi necessari che consentono di semplificare le nostre interazioni con l’ambiente circostante e di ridurre la complessità del mondo che ci circonda.
La fiducia ha infatti un ruolo importante nel mantenere un equilibrio fra conoscenza e ignoranza, permettendoci di agire anche laddove non conosciamo pienamente le situazioni in cui ci troviamo. Niklas Luhmann, altro eminente sociologo, rappresenta come la fiducia sistemica si basi sulla certezza che il sistema funzioni, certezza che si consegue solo dopo ripetute esperienze positive di interazione con esso.

La fiducia del risparmiatore

A seguito di un’indagine svolta da Eumetra già prima del susseguirsi delle varie fasi pandemiche, era emerso come il 95% degli italiani avessero piena consapevolezza del contributo della finanza nel progresso economico e della consulenza, in particolare, come volano di crescita e ripresa.
Coerentemente a questa nuova dazione di fiducia del risparmiatore, dai primi mesi del 2020 al settembre dell’anno passato (i dati più recenti alla redazione dell’articolo) l’industria della consulenza riunita in Assoreti ha visto aumentare gli asset da 570 a circa 760 miliardi di euro e le famiglie clienti a quasi 5 milioni, con una liquidità costante intorno al 16% e una diversificazione orientata all’investimento di medio lungo periodo (il 70% è in risparmio gestito) ottenendo quindi, mese dopo mese, una crescita del 33% circa del patrimonio, di cui quasi il 50% dovuta a un effetto mercato. Sono numeri che sembrano ripagare la fiducia data.
E oltre a questi si deve anche rilevare come la presenza quotidiana del consulente finanziario al fianco del risparmiatore elevi oggi la professione a un ruolo non solo di indirizzo, ma anche di riferimento primario all’educazione finanziaria che ha la capacità di orientare correttamente gli investimenti, a beneficio degli italiani e quindi dell’intero sistema.

Questa industria, nei rapporti di fiducia personale con il consulente e in quelli astratti verso l’intermediario, ben assolti, traduce il risparmio in investimento sano, supportando la ripresa dell’economia italiana. Nel farlo, oltre a contare sulla continuità di un modello che ha dato nei decenni prova della sua efficienza, evolve costantemente rispondendo alle esigenze emergenti grazie a un continuo sforzo di aggiornamento, formazione e ascolto dei bisogni, avendo ormai coscienza piena di quanto la sostenibilità e la digitalizzazione – di pari passo – siano fondamentali per il nuovo corso economico, e senza dimenticare l’imminente apertura del sistema a un cambio generazionale che avrà certamente un peso importante nella costruzione dei piani di ripresa dell’investimento italiano.

Il presidente della Consob Paolo Savona, in un suo recente intervento, ammoniva “generate fiducia!”, proprio richiamando la funzione di utilità del risparmiatore, cara alla microeconomia. Generare fiducia, mantenerla nel tempo, è un compito al quale nessuna industria, nessun singolo operatore può sottrarsi, dovendo garantire al cittadino criteri di approccio sociali, ambientali e di governo delle imprese, rispettosi delle nuove generazioni.

Per concludere con Georg Simmel, un altro sociologo, la fiducia, in quanto ipotesi di un comportamento futuro abbastanza sicuro per poter agire, è uno stadio intermedio tra conoscenza e ignoranza relative e si connota come sospensione del giudizio. Il rischio è il ponte che attraversiamo ogniqualvolta decidiamo di affidarci alla fiducia nelle nostre relazioni.
Manteniamolo solido, quindi, perché il benessere presente e futuro della nostra società dipendono molto da questo.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di gennaio 2022 del magazine Wall Street Italia.