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(WSI) –
Toccheranno quota 11mila gli esuberi allo sportello bancario. È l’effetto del risiko sul personale degli istituti di credito e il bilancio, probabilmente, supera di gran lunga le previsioni. La fetta di maggior rilievo è, ovviamente, quella di Intesa Sanpaolo. Oltre alle 5.200 uscite già comunicate con l’approvazione del progetto di fusione tra l’istituto guidato da Corrado Passera e la banca torinese, i vertici del nuovo soggetto, secondo le stime dei sindacati del settore, potrebbero annunciare altri 3 o 4mila esuberi contestualmente al lancio del piano industriale.
E fin qui siamo già a oltre 9mila. Cui vanno aggiunti i 1.300 colletti bianchi che lasceranno il gruppo Banca Lombarda-Bpu. Di questi, circa 900 corrispondono a prepensionamenti volontari e altri 400 a mancato turn over. In pratica non saranno rimpiazzati i dipendenti che nei prossimi mesi si dimetteranno spontaneamente, magari per cambiare lavoro. Poi c’è il Banco Popolare (risultato del matrimonio tra Bpvn e Bpi). Le linee guida contenute nel piano di aggregazione parlano di 1.000 dipendenti da mandare a casa, con la promessa (per ora) di riassumerne il doppio. Conti alla mano, queste tre operazioni produrranno fino a 11.500 posti di lavoro in meno. Senza dimenticare il capitolo, di fatto già archiviato, dei francesi di Bnp Paribas che hanno previsto 1.100 unità in eccesso con la riorganizzazione della Bnl in Italia.
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Quello dell’occupazione, insomma, si sta rivelando uno dei nodi più spinosi per i banchieri in questa vera e propria fase due del sistema bancario italiano. Del resto, nel 2007 gli istituti di credito dovranno risolvere anche la delicata trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro. Proprio ieri, c’è stato a Roma uno dei primi incontri con i sindacati.
Formalmente si trattava di uno scambio di auguri. Ma in realtà i banchieri hanno colto l’occasione per mettere le mani avanti, citando il confronto con l’Europa dove negli ultimi anni l’occupazione in banca sarebbe calata più che nel nostro Paese. Fabio Innocenzi (ad della Popolare di Verona) guida il fronte dei datori di lavoro. Fronte che stavolta si presenta spaccato in due. Da una parte quelli di Intesa Sanpaolo e dall’altra gli uomini di Unicredit e Capitalia. «Il rischio da evitare – spiega a F&M Lando Sileoni della Fabi – è che questo rinnovo sia utilizzato dai banchieri per le loro faide interne». Mentre proprio i nove sindacati del mondo creditizio, per la prima volta, presenteranno una sola piattaforma per sciogliere la parte economica. I banchieri, così, non possono giocare la partita su più tavoli contemporaneamente.
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