Non si placa la “febbre” cinese. L’indice azionario locale tocca, ieri mattina, l’ennesimo record per la terza seduta consecutiva, superando i 2.500 punti sulla scorta degli acquisti di fine anno dei fondi istituzionali che hanno premiato le compagnie a larga capitalizzazione. L’indice Shanghai Composite Index chiude le contrattazioni in crescita del 2,3 per cento a 2536 punti. A parte le operazioni di “window dressing”, come vengono definite in gergo tecnico, il forte rally della borsa cinese è da attribuirsi in particolare alle voci sempre più insistenti secondo cui il governo di Pechino annuncerà nelle prossime settimane l’allineamento della tassazione tra imprese locali e straniere. Voci che hanno alimentato nelle ultime settimana un enorme afflusso di fondi speculativi. Stando alla rilevazione di Epfr nella seconda settimana di dicembre degli 1,05 miliardi di dollari arrivati sui fondi asiatici, esclusi quelli giapponesi, il 60 per cento ha riguardato quelli cinesi che dall’inizio dell’anno hanno raccolto 10,6 miliardi di dollari. A questo punto iniziano a farsi più insistenti le previsioni di una correzione. Secondo Zhu Haibin di Everbright Securities, il mercato cinese potrebbe indebolirsi nel breve termine in considerazione del fatto che dall’inizio del 2006 a oggi il valore della borsa di Shanghai si è raddoppiato. Stando all’esperto, inoltre, pressioni al ribasso sul mercato verranno anche esercitate dal ritiro della liquidità legata alla maxi Ipo da 3,6 miliardi di dollari di China Life, prima compagnia assicurativa cinese, che verrà effettuata a fine settimana. Di vera e propria “bolla” parla invece la casa di investimento Phillip Asset Management, che però aggiunge come sia arduo prevedere quando esattamente avverrà lo scoppio.