Intesa SanPaolo regina dividendi e anche del digitale. Con Isybank anche nei mercati esteri
Di novità, per il mercato, Intesa SanPaolo ne ha sfornate davvero tante: una pioggia di dividendi agli azionisti superiore a 22 miliardi di euro in quattro anni – rispetto ai 16 miliardi di euro che UniCredit prevede di distribuire ai soci nel piano al 2024; un utile netto in aumento a fino a 6,5 miliardi di euro nel 2025 dai 4,2 miliardi nel 2021 (+11,8% CAGR); e la nuova scommessa per scongiurare la minaccia fintech: Isybank, una banca tutta digitale, che verrà alla luce per soddisfare le esigenze di quei 4 milioni di clienti circa di ISP già diventati allergici al concetto di filiale, dove praticamente non vanno mai, e che generano circa 200 milioni di ricavi con un cost/income superiore al 100%.
La banca capitanata da Carlo Messina ha presentato anche una strategia zero NPL con una forte riduzione del profilo di rischio e taglio del costo del rischio, attraverso ” l’abbattimento dello stock di crediti deteriorati e azioni continue di prevenzione con una strategia modulare”, come “la gestione proattiva delle posizioni ad alto rischio e dei crediti in Stage 2, con un approccio dedicato per le aziende retail e le piccole e medie imprese (Pulse 2.0) e un team specializzato per le grandi imprese internazionali; il rafforzamento della gestione dei crediti deteriorati; accelerazione del rientro in bonis per le società in situazione di continuità aziendale, focalizzandosi sulle filiere in Italia e avvalendosi di investitori internazionali e di specifiche competenze industriali (es. piattaforma di investimento per la rigenerazione urbana); creazione di un piano fast-track per le società non in situazione di continuità aziendale”.
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Ambiziosi, come sempre, i target della banca guidata da Carlo Messina, incisi nel nuovo Piano industriale al 2025, che è stato presentato venerdì scorso con la pubblicazione dei conti del quarto trimestre del 2021 e dell’intero 2021
In una nota odierna Andrea Lisi di Equita SIM ha esaminato quanto trapelato dalla banca e dalla conference call indetta dall’AD per commentare i conti e la presentazione del piano industriale, parlando di “target credibili e basati su ipotesi prudenti. 2022-25”,, presentando un target price per il titolo Intesa SanPaolo a 3,2 euro a fronte di un rating buy, che è stato confermato.
“Durante la call, è stato ribadito che i target sono stati definiti in maniera ‘molto conservativa’ e basati su ipotesi prudenti”. Di fatto, Messina ha sottolineato che “oggi stabiliamo degli obiettivi che siamo certi di poter raggiungere”. Poi “valuteremo anno per anno la possibilità di superare questi target, ma il piano e’ decisamente conservativo’.
Anno per anno sarà valutata dunque la possibilità anche di distribuire cedole più corpose agli stakeholder. “Posso dire che avremo una posizione patrimoniale con un eccesso significativo rispetto al livello minimo che stiamo stabilendo”, ha detto il ceo, sottolineando che Intesa SanPaolo valuterà anno per anno eventuali ulteriori distribuzioni di capitale agli azionisti, oltre al 70% di payout già previsto. Ottimismo e cautela da parte dell’AD, che ha voluto precisare, rivolgendosi agli azionisti, che “se volete sognare vi lascio sognare in base al nostro capitale in eccesso, ma non prendo impegni aggiuntivi prima di sapere quali saranno le condizioni anno per anno. Non voglio prendere impegni e portarvi a investire in Intesa Sanpaolo sulla base di impegni che sono solo pezzi di carta. Non e’ lo stile di Intesa Sanpaolo”.
In particolare: – il target di NII (margine di interesse) non incorpora alcun incremento dei tassi (+50bps curva dei tassi implica un beneficio a NII di 1 miliardo). Intesa ha preservato un buffer di c.500 milioni sui costi operativi e vede un CoR (costo del rischio) sottostante in area 30bps legato alla nuova generazione, il target di c.40bps assume eventuali impatti da ulteriori cessioni. Non è fattorizzato il beneficio da DTA write-up di UBI”.
“Conseguentemente – continua Andrea Lisi – il management si è mostrato particolarmente confidente sul raggiungimento dei target. Il target di CET1 al 12% è il livello minimo con cui ISP intende operare. ISP tuttavia si attende di atterrare a livelli di CET1 più elevati, lasciando potenzialmente spazio per un incremento della remunerazione rispetto a quanto previsto a BP. Eventuali ulteriori distribuzioni di capitale verranno definite di anno in anno dal 2023”. Equita migliora l’outlook, come spiega Lisi:
“Alziamo leggermente le stime 2022-23 (+1%), con un 2022 NI (margine netto) a 5,2 miliardi (vs target 5 miliardi), mentre alziamo quelle 2024-25 del +3% in media principalmente per riflettere maggiori efficienze lato costi. Al 2025 atterriamo con un NI di 6,7 miliardi (rispetto a guidance di 6,5 miliardi) che implica un ROTE del 13,4%. A seguito della revisione delle stime, del rolling del modello al 2023 e dell’inclusione del buyback da 3,4 miliardi(le cui azioni verranno cancellate), target price a 3,2 per azione (+9%). Al Target price – viene spiegato – il titolo tratterebbe con un 2023 P/E =10,4x, P/TE = 1,2x (ROTE del 12%)” Viene fatto notare che, “nonostante il titolo tratti a premio rispetto al settore (2023E P/TE = 1x vs 0,5x medio) e l’ottima performance da inizio anno (+13,7%, rispetto a +5% indice bancario italiano), ribadiamo il (rating) buy considerando: target di piano credibili, basati su ipotesi prudenti, e che confermano un livello di profittabilità ben al di sopra della media di settore – esposizione molto favorevole in caso di rialzo della curva dei tassi – business model particolarmente resiliente anche grazie al pieno controllo delle fabbriche prodotto – ricca remunerazione per gli azionisti (2022-23 dvd yield 13%-7%), con spazi per ulteriori incrementi data l’eccellente dotazione patrimoniale e proflio di asset quality“.
Anche gli analisti di Credit Suisse parlano nella nota odierna dell’impatto decisamente positivo che un eventuale – ormai atteso – rialzo dei tassi da parte della Bce potrebbe avere sulla redditività di Intesa SanPaolo: “Riconosciamo l’elevate sensibilità della banca alla potenzialità di rialzi dei tassi, che potrebbero confermarsi un catalizzatore importante, offrendo un possibile margine di rialzo a un margine di interesse altrimenti poco mosso”. Gli esperti del colosso bancario elvetico non sono stati ammaliati dal piano industriale di Intesa SanPaolo, ragion per cui, pur aumentando il target price sul titolo da 2,5 a 2,7 euro, hanno deciso di reiterare il rating “neutral”. “I target sul RoTE, per esempio, vengono considerati, relativamente deludenti, visto che la maggior parte dei nostri numeri riflette già una storia costruttiva di un fatturato diversificato”. A seguito dei risultati del quarto trimestre del 2021 CS effettua aggiustamenti marginali alle stime sui P&L (costi e ricavi reiterando i rissultati dell’anno 2024 e migliorando l’outlook degli anni 2022/2023 dell’1-4%, “incorporando la nuova guidance dei vertici sulla crescita nella parte alta delle stime, in particolare grazie all’ottimismo sulle commissioni e al fatturato delle attività assicurative; 2) per l’outlook sui costi, e sulla scia dei piani di investimento di breve periodo volti a migliorare l’efficienza; 2) sul continuo deleveraging dei crediti deteriorati (NPL), che probabilmente ritarderà l’atteso calo degli accantonamenti”.
Detto questo, Credit Suisse scrive che “il capitale continua a essere di supporto: con un FL CET1 pari al 14%, 200 punti base al di sopra del target del 12%, riteniamo che Intesa sia sulla strada per concretizzare i nuovi piani di distribuzione (dei dividendi). Considerando il programma di buyback da 3,4 miliardi di euro che sarà lanciato nel 2022, il CET1 raggiungerà il 12,9%. Iniziando a incorporare l’obiettivo di 17 miliardi di payout del cash per il 2022-2025, crediamo che l’FL CET 1 ratio rimarrà al 12,9%-13% nel periodo di riferimento delle stime. Crediamo che i cambiamenti apportati alla politica di payout siano in qualche modo insignificanti, con i dividendi cash riconfermati al 70% dell’utile netto e alle ulteriori operazioni di buyback che sono meno attraenti alle attuali valutazioni. Riguardo ai rischi, quelli principali al nostro rating “neutral” e al target price di 2,7 euro, includono ulteriori ostacoli sul fatturato non derivante dagli interessi, un deterioramento dell’outlook macroeconomico in Italia che ritardi la normalizzazione del costo del rischio, e qualsiasi cambiamento non favorevole all’outlook di ritorno del capitale”.
Riguardo alla sensibilità del margine di interesse di ISP da segnalare la cautela sulle mosse della Bce manifestata dal ceo Carlo Messina:
Nel corso della conference call con gli analisti, Carlo Messina ha puntato molto sul lancio imminente di Isybank, la banca tutta digitale: La nuova banca digitale Isybank, ha detto Messina -‘rende Intesa Sanpaolo resiliente di fronte agli attacchi del fintech, dato che diventeremo noi stessi una challenger bank con un’offerta molto piu’ completa”. Insomma, con Isybank – che punta su una ‘tecnologia nativa in cloud, adattabile a un contesto multivaluta e a clienti multinazionali, lavorando in partnership con un primario operatore fintech, Thought Machine – ‘”passiamo da incumbent e challenger” .
“Abbiamo presentato un piano industriale, ma stiamo realmente costruendo la banca dei prossimi 10 anni, garantendo alle nostre persone di trovarsi nella sicurezza di aver già anticipato i fenomeni che derivano dall’ingresso di nuovi competitor fintech e del mondo digitale, e riuscendo a risolvere un punto di debolezza del sistema bancario italiano come gli NPL, riducendo drasticamente sofferenze e incagli e puntando a un futuro da banca più simile a paesi nordici che del mediterraneo”.
La banca digitale, ha aggiunto il ceo, “deve diventare anche lo strumento per poter accedere ai mercati esteri, una piattaforma per la crescita all’estero nel settore del mass market, ma prima dovremo essere sicuri di averlo settato e costruito sul mercato italiano”.
Carlo Messina ha parlato anche del progetto Mooney con Enel, rimarcando come il colosso dell’energia possa contare su una solida base di clienti esteri. In tal senso, Intesa guarda con interesse a “ragionamenti all’estero che possano contribuire in futuro a creare legami più forti con Enel che possono sostenere la crescita internazionale’.
In ogni caso, ha annunciato Messina, il target è dar vita al piano della banca digitale nel 2022, per poi pensare “a tutto il processo di crescita internazionale”.
Il piano della banca digitale Isybank prevede una”prima fase nel 2022-2024″, con la creazione della nuova Banca Digitale per i clienti retail mass market lavorando in partnership con Thought Machine e nella rete internazionale unico sistema front-end per l’attività bancaria tradizionale e digitale con una configurazione in linea con la nuova Banca Digitale”, e una “seconda fase a partire dal 2024 in Italia, con l’estensione dell’infrastruttura tecnologica in partnership con Thought Machine per servire altri segmenti di clienti persone fisiche di Intesa Sanpaolo oltre al retail mass market (es. affluent); in Italia e nella rete internazionale, acquisizione di nuovi clienti e ampliamento dell’attività (es. mobilità elettrica) in partnership con Mooney e Enel; nella rete internazionale, consolidamento del modello a livello di Gruppo, incluse le principali banche europee della Divisione International Subsidiary Banks”.
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