Come emerso dalle indiscrezioni dei giorni scorsi, il cda di Mps ha deliberato di ritirare le deleghe dell‘amministratore delegato, Guido Bastianini. La decisione, a quanto apprende l’Ansa, è stata assunta dal consiglio all’unanimità.
La sfiducia a Bastianini, a meno di due anni dalla sua nomina, voluta dal M5S, ha aperto la strada alla nomina ad amministratore delegato di Luigi Lovaglio, che è stato cooptato nel cda della banca toscana.
Chi è Luigi Lovaglio
Nato a Potenza nel 1955, Lugi Lovaglio ha trascorso gran parte sua carriera professionale all’interno del gruppo Unicredit con ruoli di responsabilità nelle filiali estere, fino a diventare a.d. della controllata polacca Banco Pekao per poi approdare alla testa del Creval, di cui ha curato con successo aumento di capitale e ristrutturazione fino all’Opa del credit Agricole.
Successivamente dal 2018 al 2021 è stato ai vertici del Credito Valtellinese fino all’acquisizione della banca da parte del Credit Agricole, prima come presidente e poi come amministratore delegato.
Mps, cosa c’è dietro il cambio ai vertici
La motivazione dietro la defenestrazione di Bastianini sono al momento restano oscure; quella indicata con maggior frequenza nelle ricostruzioni di stampa, è una presunta richiesta di discontinuità da parte della Dg Comp della Commissione Ue per la conferma dell’aiuto di Stato, sarebbe, secondo fonti a conoscenza del dossier, priva di fondamento.
La sfiducia arriva dopo che il Tesoro, in un incontro tenutosi una decina di giorni fa con il direttore generale, Alessandro Rivera, aveva chiesto a Bastianini, spesso non in sintonia con il Mef, di fare un passo indietro assecondando un cambio di strategia della banca, che quest’anno dovrà ricorrere al mercato per chiedere altri 2,5 miliardi di euro e che sta negoziando con la Ue l’approvazione del suo piano industriale mentre il governo sta chiedendo una proroga del termine per l’uscita dal capitale.
I conti del 2021
Il cda del Monte Paschi ha poi annunciato i conti del 2021 che si è chiuso con un utile netto di 310 milioni dopo aver archiviato con un ‘rosso’ di 79 milioni l’ultimo trimestre dell’anno. Nel 2020 la banca aveva chiuso con una perdita consolidata di 1.689 milioni.
Si tratta dell’utile netto piu’ alto dal 2015 (388 milioni) per la banca di Rocca Salimbeni che realizza anche un risultato operativo netto di 629 milioni.
In crescita i ricavi grazie ad una migliore dinamica delle commissioni. Mps registra una redditivita’ (Rote) del 5,3% nonostante l’impatto negativo per gli oneri di sistema pari a circa 3 punti percentuali.
Lo stock dei deteriorati e’ stabile a 4 miliardi. Il contenzioso legato all’informativa finanziaria e’ calato del 70% rispetto al 2020. Il ratio patrimoniale Cet1 fully loaded cresce all’11 (9% a dicembre 2020).