Pensioni: allarme durata, 46 anni in media nel settore privato, 44 circa nel pubblico
In pagamento a inizio 2021 ben 423.009 pensioni previdenziali per il settore privato e 53.270 per il settore pubblico con durata di ben 41 e più anni. Questi alcuni dei numeri che emergono dal Nono Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano elaborato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali che verrà presentato il prossimo 15 febbraio al Senato della Repubblica.
Pensioni: durata troppo lunga
Il problema principale che emerge all’interno del sistema previdenziale italiano è che a causa di baby pensioni, prepensionamenti e pensioni di invalidità prima e APE sociale, precoci, Opzione Donna e gravosi dopo, ci sono età medie ancora particolarmente basse per andare in pensione con la conseguenza che la durata delle pensioni erogate dal 1980 o prima nel settore privato e ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni (età media attuale meno età media alla decorrenza) e nel settore pubblico di quasi 44 anni.
“Si tratta di un dato molto importante e che deve far riflettere i decisori politici e i rappresentanti dei lavoratori che chiedono, come la recente Commissione guidata da Cesare Damiano, continue riduzioni delle età di pensionamento introducendo quella che abbiamo definito una “giungla delle pensioni” come afferma Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali secondo cui “affinché il sistema resti in equilibrio, è necessario un giusto rapporto tra il periodo della vita lavorativa e la durata della pensione per evitare eccessive durate o scarsi periodi di vita attiva che penalizzerebbero i lavoratori che oggi con i loro contributi, giovani in testa, consentono il pagamento delle pensioni all’attuale generazione di pensionati, e anche nei confronti dei tanti lavoratori che accedono alla pensione a età regolari”.
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Seduta in calo per il Ftse Mib, con lo stacco del dividendo per 10 big di Piazza Affari. Domani i salari Bce, mercoledì Nvidia
OVS ha recentemente acquistato 256.510 azioni proprie nell’ambito del suo programma di riacquisto, rappresentando lo 0,088% del capitale sociale. L’operazione è stata effettuata a un prezzo medio di 2,8573 euro per azione. Attualmente, OVS detiene il 15,8790% del proprio capitale sociale. Nonostante l’acquisto, il titolo OVS ha registrato una flessione del 2,16% in borsa, stabilizzandosi a 2,896 euro per azione.
Gli investitori osservano attentamente le mosse della BCE e della Fed, con interventi attesi da Christine Lagarde e Jerome Powell. I principali indici americani, tra cui Dow Jones e Nasdaq, mostrano stabilità, mentre l’attenzione si concentra su Tesla e le nuove normative di Trump sulla guida autonoma.
Nel terzo trimestre, Xiaomi ha visto un incremento del 9,9% dell’utile netto, raggiungendo 5,35 miliardi di yuan, grazie alle forti vendite nei settori smartphone, servizi Internet e veicoli elettrici. I ricavi totali sono aumentati del 30%, arrivando a 92,51 miliardi di yuan, superando le previsioni degli analisti.