Economia

Inflazione record negli Usa, balza al 7,5% in gennaio

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L’inflazione degli Stati Uniti, misurata dall’indice dei prezzi al consumo, è volata a gennaio del 7,5%, più delle attese, che erano per un aumento del 7,3%, al record dal 1982. Nel mese di dicembre, il tasso di inflazione si era attestato al 7%.

Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è salito al ritmo dello 0,6%, così come a dicembre, più del +0,5% stimato.

Per la prima volta dall’agosto del 2019, i tassi sui Treasuries a 10 anni hanno rivisto la soglia psicologica del 2%, sulla scia del dato che ha confermato la nuova fiammata dell’inflazione Usa.

Inflazione Usa, non solo prezzi energia

A differenza dell’Europa la crescita dell’inflazione non è legata solo al caro petrolio. Se si osserva l’inflazione core – dato complessivo depurato dai prezzi dei beni energetici e alimentari – anche questa a gennaio ha accelerato il passo, salendo su base annua del 6% dal 5,5% di dicembre. Il rialzo è stato superiore al +5,9% atteso dal consensus.

Su base mensile, il trend della componente core è stato di un aumento dello 0,6%, come a dicembre, ma oltre il +0,5% atteso.

Osservando le principali componenti, i prezzi degli alimentari hanno visto un incremento annuo del 7%, mentre continuano le pressioni salariali nel mondo del lavoro vicino alla piena occupazione. Ma non solo, anche la crescita del prezzo degli immobili e degli affitti sta favorendo la spirale inflazionistica.

Occhi puntati sulla Fed, mercati visti incerti

Il dato comunicato oggi apre la strada a più rialzi dei tassi di interesse negli Usa da parte della Federal Reserve nel corso dei prossimi mesi, che secondo gli analisti potrebbero essere almeno quattro dopo la riunione di politica monetaria di marzo.

Secondo François Rimeu, strategist di La Française AM, nei prossimi mesi, i dati sull’alta inflazione sosterranno un tono relativamente aggressivo da parte della Fed, che influenzerà negativamente il sentiment del mercato e mette a rischio la crescita economica a stelle e strisce.

“Nel 2021, la spesa dei consumatori statunitensi è stata molto alta, grazie al forte stimolo fiscale che ora sta lentamente svanendo. Negli USA storicamente esiste una correlazione negativa tra l’inflazione e la spesa dei consumatori e, se questa relazione resta valida, dobbiamo aspettarci un rallentamento dei consumi nei prossimi trimestri.
Di conseguenza, la crescita statunitense potrebbe deludere nella seconda parte dell’anno, anche se l’inflazione sarà ancora alta. Il possibile rallentamento della crescita, l’inflazione elevata e la stretta monetaria della banca centrale statunitense, tutti fattori che non alimentano la propensione al rischio in generale” conclude l’esperto della società di gestione francese.