L’uscita della Bce fa schizzare i tassi BTP fino al 2%. La flebo all’Italia al capolinea?
Allarme tassi BTP a 10 anni: nella giornata di oggi, a fronte di uno spread BTP-Bund che ha rallentato la sua corsa dopo essere volato l’altro ieri oltre quota 170, fino a 172 punti base, i tassi dei titoli di stato italiani con scadenza decennale sono balzati al record in quasi due anni, toccando il 2%, valore più alto dal maggio del 2020.
‘Colpa’ delle dichiarazioni di Francois Villeroy de Galhau, membro francese del Consiglio direttivo della Bce che, qualche ora fa, ha detto che la Banca centrale europea potrebbe smettere di acquistare i bond sovrani – scrivendo la parola fine non solo al PEPP, o anche QE pandemico – ma anche e soprattutto al QE ‘originale’ APP – nel terzo trimestre del 2022.
C’è da dire che sia la Russia che la Bce di Christine Lagarde si stanno confermando da un bel po’ di sessioni i market mover principali, sia dei mercati in senso lato, che del trend della carta italiana nello specifico.
Del #DraghiEffect che riuscì quasi un anno fa a far capitolare il differenziale perfino sotto quota 90, non c’è più alcuna traccia. Lo spread ha quasi raddoppiato il suo valore dai giorni in cui le aspettative dei mercati sulla nascita del governo Draghi lo avevano portato a sforare la soglia psicologica, a fronte di tassi sui BTP decennali che toccavano il minimo record dello 0,426% anche se vale la pena di ricordare che la Bce aveva avuto una grande voce in capitolo nel ridare lustro al debito sovrano del made in Italy. “Di mezzo c’era infattti anche l’azione salvifica di Christine Lagarde e colleghi, che avevano lanciato il QE pandemico PEPP e altri bazooka vari per blindare l’economia e i mercati dalla pandemia Covid-19”. Il quadro da allora è completamente cambiato, se non ribaltato, visto che della Bce si mettono ormai in evidenza soprattutto i toni più hawkish: non come nel caso della Fed, ma gli economisti sembrano fare a gara per sfornare outlook aggiornati su quanto, a loro avviso, le banche centrali torneranno ad alzare i tassi. L’inflazione corre, negli States e non solo. Nelle ultime settimane i venti di guerra arrivati dal confine tra Ucraina e Russia non hanno sicuramente aiutato i bond più vulnerabili. La forte escalation delle tensioni geopolitiche tra l’Occidente e la Russia di Vladimir Putin hanno frenato i buy sull’azionario e in generale sugli asset considerati più rischiosi, convogliando contestualmente gli acquisti sugli asset considerati più sicuri, come i Bund tedeschi. I BTP non hanno fatto più rima con Mario Draghi, ma con il debito italiano, che rimane decisamente elevato, e con le prossime mosse della Bce.
“Essendo l’Italia grande beneficiaria del programma di Quantitative easing, le attese sono di uno spread che continuerà a essere volatile – ha commentato Scott Thiel, responsabile strategist del reddito fisso di BlackRock, intervistato da Bloomberg TV.
Dai dati di Bloomberg emerge, di fatto, che, nel periodo compreso tra il marzo del 2015 e il gennaio del 2021, la Bce ha acquistato 436 miliardi di euro di debiti governativi italiani con il suo programma di acquisti di asset, per acquistare altri 268 miliardi di euro di BTP tra il marzo del 2020 e la fine di gennaio del 2022 con il suo QE pandemico. Con la Bce che, a dispetto delle rassicurazioni di Lagarde, appare sempre più falco, Thiel di BlackRock ha ammesso che il colosso del risparmio gestito americano è ora “short sui bond governativi europei in generale” sottolineando che, “vista la preponderanza dell’Italia, ovviamente questa è una grande parte della nostra allocazione”. Thiel conferma la sua puntata short anche dopo il recente sell off, “in quanto crediamo che queste dinamiche relative al QE saranno molto importanti nel corso del tempo”. E occhio a quanto ha detto la strategist senior della divisione di reddito fisso Althea Spinozzi. Un volta che lo spread avrà toccato i 200 punti base, “entreremo in un’area pericolosa. Ma è quando toccheremo i 250 punti che la Bce inizierà a preoccuparsi e inizierà a rallentare la sua agenda aggressiva lanciata per combattere l’inflazione”.
Tornando al Villeroy Effect, intervistato anche dalla CNBC, il banchiere si è così espresso: “Per me, una maggiore scelta (optionality) significa che probabilmente dovremmo prendere una decisione sulla scadenza del programma di acquisti netti di asset…e io credo che (la fine) potrebbe essere decisa nel terzo trimestre, ma la data precisa deve essere discussa”.
Per ora Lagarde ha confermato che il PEPP, piano di QE pandemico del valore di 1,85 trilioni di euro, terminerà alla fine di marzo; aggiungendo che gli acquisti dell’APP raddoppieranno, per poi smorzarsi nel corso dell’anno. La prospettiva di una fine, nel terzo trimestre, anche dell’APP, ha inevitabilmente provocato il panico tra chi acquista i BTP: l’allarme è poi in qualche modo rientrato, con i tassi che, dopo essere saliti fino al 2%, hanno ritracciato tornando sotto la soglia.
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La Borsa di Tokyo ha terminato la giornata in calo, influenzata dalle politiche restrittive della Fed e dal crollo dei titoli tecnologici in Asia, seguendo Wall Street. Mentre le banche hanno limitato le perdite, l’indice Nikkei ha perso l’1,09% e il Topix lo 0,73%. La BoJ si prepara a un aumento dei tassi a dicembre. Hong Kong in ripresa, Shenzhen e Shanghai mostrano andamenti contrastanti.
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