Sorpresa: la nuova Unione europea a 27 ha una marcia in più rispetto agli Usa. E, nonostante le inefficienze dei Paesi del Sud Europa, in particolare Italia e Portogallo, il Vecchio Continente per la prima volta in dieci anni supera gli Stati Uniti in termini di crescita della produttività, l’indicatore economico più importante per valutare la performance economica e i futuri trend di crescita. Un merito di Paesi ad alta innovazione come la Svezia e la Finlandia, oltre che dei nuovi Paesi membri dell’Unione, il cui sviluppo ancora poco maturo comporta una produttività in forte espansione. Ma anche, come spiega una ricerca pubblicata ieri dal Conference Board statunitense, un demerito degli Stati Uniti, che dopo aver dominato per anni le classifiche grazie alla rivoluzione dell’information technology, lo scorso anno tirano il fiato, con la produttività cresciuta appena dell’1,4 per cento, meno dell’1,5 per cento dell’Unione europea. Secondo Gail Foster, la responsabile degli economisti del Conference Board, questo fenomeno desta “preoccupazione per l’impatto che, alla lunga, avranno sulla produttività le tecnologie dell’informazione e della comunicazione”. La rivoluzione dell’information technology, avverte cioè lo studio del Conference Board, potrebbe aver già dato il massimo contributo possibile alla crescita della produttività. Tanto che gli incrementi futuri “potrebbero dover aspettare una nuova generazione di innovazioni per le imprese”. Fatto sta che, nel 2006, la crescita della produttività negli Usa rallenta per il terzo anno consecutivo, raggiungendo i minimi dal 1995. E se il trend dovesse continuare gli Usa si ritroverebbero con una crescita economica vicina al potenziale, con la conseguenza che per la Federal Reserve diventerebbe più difficile allentare i tassi d’interesse. Al contrario, l’Europa a 27 vede un tasso d’incremento dell’1,5 per cento. Il Vecchio Continente nel complesso potrebbe fare molto meglio.
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