Economia

Arredamento, le nuove tendenze nell’era dello smart working e della sostenibilità

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La pandemia ha rivoluzionato il mondo del lavoro e gli stili di vita degli italiani con inevitabili ripercussioni anche sulla forma e l’arredamento degli spazi dedicati. In un futuro nemmeno tanto lontano, gli uffici e le abitazioni degli italiani dovranno essere ridisegnati per gestire lo smart working nel post Covid e tenere conto delle nuove esigenze dei dipendenti e fare fronte alle questioni legate alla sostenibilità ambientale.

Per capire le ultime tendenze nel settore dell’arredamento ne abbiamo parlato con Giovanni Battista Vacchi, amministratore delegato di Colombini Group, storica realtà nel settore dell’arredamento.

 

Dott. Vacchi, come stanno cambiando gli spazi di lavoro nel post Covid?

In questi due anni di Covid abbiamo dovuto gestire modelli di smart working che hanno inevitabilmente portato a un ripensamento e a una nuova concezione degli spazi di lavoro e degli arredamenti dedicati. Finita l’ondata di entusiasmo iniziale credo che lo smart working rappresenti una risorsa a disposizione delle aziende ma non sicuramente la panacea per un ambiente di lavoro migliore. Il rapporto interpersonale non può essere certo solo ed esclusivamente filtrato dagli strumenti di comunicazione e pertanto gli spazi di lavoro restano assolutamente necessari.
Per questo motivo vanno ridefiniti gli spazi comuni, favorendo nuove aree di socialità, ridisegnando le sale riunioni affinché il luogo di lavoro sia esso stesso smart. Lo smart working non deve essere considerato solo come lavoro da remoto ma come giusto compromesso nell’utilizzo di tutti gli spazi e degli strumenti a disposizione. L’ufficio non è più solo un aggregato di postazioni ma un hub dove dare spazio al networking e alla condivisione delle idee e dei progetti, con un’organizzazione orientata più alla collaborazione che al dirigismo. Non a caso, il benessere dell’ambiente di lavoro sta diventando una sfida per ogni azienda moderna.

 

Cosa viene richiesto nel campo dell’arredamento post Covid?

L’impatto del Covid-19 sul comportamento dei consumatori e sulla produzione ha messo in evidenza l’importanza della digitalizzazione e dell’automazione per l’industria dell’arredamento. I consumatori di arredamento vanno online per cercare stili unici e distintivi che riflettano i loro valori sociali e migliorino il comfort e la funzionalità delle loro case e degli uffici. Noi come Colombini Group Contract vogliamo soddisfare le nuove esigenze dei consumatori proponendo prodotti eco-compatibili, trovando il giusto equilibrio tra velocità di realizzazione, praticità e competitività dei prezzi. Arredi per spazi comuni ed aree di socialità, postazioni di lavoro condivisibili e super connesse, dispositivi che alla necessità possano aggiungere anche la dovuta privacy per chi trascorre molte ore della propria vita in ufficio.

 

Nel mondo del lavoro si parla sempre di più di co-working e co-living. Su questo fronte come vi state muovendo?

Nell’epoca dei social, del lavoro smart e dei freelance, sempre più spesso il singolo, l’individuo, vive in una dimensione che è globale dal punto di vista della connessione digitale, ma isolata, circoscritta e limitata sul piano pratico e personale.
Le nuove tendenze passano non solo dalla ridefinizione degli arredi che possono essere anche solo marginalmente ripensati ma soprattutto dalla riprogettazione degli spazi con un’elevata attenzione all’equilibrio fra la dimensione più personale e quella collettiva legata al mondo del lavoro. In questo senso penso allo spazio dedicato al lavoro che stimoli positività, ad esempio con nuove palette di colori, forme e siluette più fresche e accattivanti.

 

Nei progetti di ristrutturazione è sempre più richiesta la presenza di una fornitura integrata in grado di fare fronte in modo uniforme a tutte le esigenze. Come operate su questo aspetto?

Cerchiamo di mantenere il controllo dell’intera catena di fornitura sia in termini di prodotto che in termini di servizio, partendo dalla progettazione fino alla messa in opera degli arredamenti. Così facendo riusciamo a essere di supporto ai nostri partner condividendo con loro fin dall’inizio la realizzazione dell’intero progetto.
Questo ci permette anche, essendo produttori delle soluzioni d’arredo coinvolte, di trarre continui spunti per migliorare la funzionalità e l’appeal dei prodotti stessi quasi in tempo reale. Una visione dinamica, integrata e per questo vincente nel trovare le soluzioni più adeguate a tutti i problemi che emergono in corso d’opera.

 

Di che tipo sono i vostri interventi anche tenendo conto del tema della sostenibilità degli ambienti?

Proprio di recente abbiamo realizzato un progetto, promosso da Redo SGR, dove abbiamo sperimentato per la prima volta il principio del circular housing in cui gli arredi destinati a un’iniziativa di social housing vengono dati in affitto per un periodo prestabilito e alla fine del loro ciclo di vita, ritirati e riciclati in una logica di totale impatto zero. Il truciolare che utilizziamo, infatti, coerentemente con la politica aziendale zero rifiuti, proviene interamente da pannello truciolare riciclato ed è al 100% riciclabile.

 

Colombini è tra i leader storici nel settore dell’arredamento, come si è evoluto questo comparto anche in relazione alla globalizzazione?

In un mondo profondamente interconnesso il settore dell’arredo è globale pur mantenendo, nei singoli paesi, elementi caratteristici e unici. Noi esportiamo il concetto del design italiano e dell’arredo contract coordinato con un respiro internazionale.