Russia: S&P riduce il rating a ‘CCC-‘, in ‘CreditWatch Negative’ per crescente rischio default
Il conflitto militare della Russia con l’Ucraina ha provocato una nuova serie di sanzioni governative da parte del G7, comprese quelle che prendono di mira le riserve in valuta estera della Banca Centrale della Russia (CBR); ciò ha reso inaccessibile gran parte di queste riserve, minando la capacità della CBR di agire come prestatore di ultima istanza e compromettendo quello che era stato – fino a poco tempo fa – il punto di forza del credito della Russia: la sua posizione netta di liquidità esterna. E’ quanto si legge in un report di S&P Global Ratings.
“Per mitigare l’elevato tasso di cambio e la volatilità dei mercati finanziari che ne deriva, e per preservare le riserve di valuta estera rimanenti, le autorità russe hanno anche introdotto misure di controllo dei capitali che, a quanto risulta a S&P, potrebbero impedire ai detentori di titoli di stato non residenti di ricevere i pagamenti di interessi e capitale nei tempi previsti”, segnalano gli esperti dell’agenzia di rating.
Di conseguenza, S&P ha ridotto i propri rating sovrani a lungo termine in valuta estera e locale sulla Russia a ‘CCC-‘ da ‘BB+’ e ‘BBB-‘, rispettivamente, e li ha tenuti in CreditWatch con implicazioni negative.
Breaking news
Seduta perlopiù positiva per le borse europee nel giorno dell’inflazione Usa. A Piazza Affari, Ftse Mib in rialzo aspettando la Bce
La Commissione europea ha approvato l’acquisizione esclusiva di Pavilion da parte di Shell, concentrandosi sul commercio di gas naturale liquefatto in Asia ed Europa. La decisione non solleva preoccupazioni di concorrenza, grazie alla limitata posizione di mercato delle due aziende combinate.
Wall Street registra un’apertura positiva grazie ai dati sull’inflazione che risultano in linea con le attese. A novembre, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,3% rispetto al mese precedente, segnando il rialzo maggiore in sette mesi. Nonostante i dati, la Federal Reserve appare intenzionata a operare un taglio dei tassi d’interesse.
A novembre, l’inflazione negli Stati Uniti ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente, in linea con le previsioni. Il tasso annuo è salito al 2,7%, mentre il dato ‘core’ ha mantenuto una crescita del 3,3%. I prezzi energetici e alimentari hanno mostrato variazioni minime, confermando la stabilità delle previsioni economiche.