Il 2007 sarà caratterizzato da una crescita sostenuta e più equilibrata tra le diverse aree del mondo, anche se non mancano rischi legati soprattutto all’economia Usa. Ci sono poi i timori legati all’andamento del petrolio e gli squilibri demografici che in futuro disegneranno un nuovo assetto economico del pianeta. Il World Economic Forum saggia il polso dell’economia mondiale.
Il giudizio di alcuni dei più gettonati economisti del pianeta è pressoché unanime. Il 2007 sarà un anno di “forte crescita”, dice l’economista Jacob Frenkel, un “anno d’oro”, gli fa eco la collega Laura Tyson. Se l’obiettivo è però puntato sugli Usa non tutti sono concordi: “Ci sono tre elementi ribassisti, tre orsi che minacciano l’economia Usa – dice spiega l’economista Nouriel Roubini -. Il primo è dovuto alla recessione sul settore immobiliare, il secondo è per il rialzo del tassi di interesse che si sta spostando sui prestiti e il terzo è il petrolio, che a 55 dollari il barile è ancora alto e che potrebbe tornare a 60 dollari.
Il nodo è se per gli Usa ci sarà un atterraggio morbido o un atterraggio brusco: in quest’ultimo caso i contraccolpi arriveranno in Cina e in Europa”. Ma Roubini è una voce isolata. “Ci sono indicatori per essere molto ottimisti dice la britannica Tyson della London Business School. C’è un riequilibrio rispetto al passato, anche nella crescita che sarà tra il 2 e il 2,25 per cento sia in Usa, sia in Giappone, sia in Europa”. Per l’economia inglese, inoltre, è una “pietra miliare il fatto che la metà della crescita mondiale arrivi ora dai Paesi in via di sviluppo”.
Importanti, per il Vecchio Continente, sono invece i segnali di “crescita sostenibile che si manifestano in Germania”. Certo, dice, “per gli Usa è prevedibile un rallentamento, ma nel resto del mondo l’umore punta sulla crescita”. A credere in una decisa crescita è anche lo statunitense Frenkel, vice presidente del gruppo assicurativo Aig (American International Group). “Sono ottimista ma non in modo spudorato”, dice guardando alle previsioni negative per il 2006, che non si sono mai avverate, e al buon inizio del 2007. Frenkel cita anche Mark Twain: “Forse è meglio di come suona”, dice parlando dell’economia.
A parlare di alti tassi di crescita sono certamente gli economisti di Cina e India. “Nel 2006 siamo cresciuti del 10 per cento – afferma il vice presidente della Banca di Cina, Min Zhu – grazie a prezzi bassi e migliore efficienza. Quest’anno sarà un anno ancora migliore, con una crescita più equilibrata”. “L’India si aspetta di crescere anche nei prossimi quattro anni”, sostiene il vice presidente della Commisione della Pianificazione indiana, Montek Ahluwalia, che gioca al rialzo rispetto al collega cinese e pone l’accento sulla crescita degli investimenti che c’è stata nel suo Paese.
Ma, se il giudizio sul breve periodo è certamente ottimista, qualche ombra appare per il futuro. E’ rappresentata soprattutto dagli squilibri mondiali legati agli andamenti demografici. A porre il problema è Frenkel che fa professione di ottimismo, ma spiega che mentre alcune aree hanno una popolazione fortemente crescente, in Europa ci sono addirittura Paesi che la riducono. A crescere a bassi tassi demografici sono anche il Regno Unito e l’Italia, “che sono chiuse in loro stesse”, dice Frenkel.
Quattro i dati per capire che qualcosa cambierà: “La Cina e l’India rappresentano il 40 per cento della popolazione mondiale e il 6 per cento della produzione; gli Usa, il Giappone e l’Europa rappresentano il 15 per cento della popolazione e l’80 per cento della produzione. E’ una differenza che verrà riequilibrata e allora lo scacchiere economico mondiale non sarà più quello attuale”.