Il prezzo del petrolio potrebbe arrivare a 300 dollari al barile. Così il vice primo ministro russo Alexander Novak in un discorso alla televisione di stato minacciando al contempo di tagliare il gas europeo se l’Occidente vieta le importazioni di energia.
È assolutamente chiaro che un rifiuto del petrolio russo porterebbe a conseguenze catastrofiche per il mercato globale (…) L’impennata dei prezzi sarebbe imprevedibile. Sarebbe di 300 dollari al barile, se non di più”.
Le dichiarazioni di Novak arrivano mentre proseguono per la seconda settimana gli scontri in Ucraina con la già terribile crisi umanitaria che dovrebbe peggiorare mentre il Cremlino continua la sua invasione.
La Russia ha minacciato di chiudere un importante gasdotto verso la Germania, facendo riferimento alla decisione del governo di Olaf Scholz di fermare la certificazione del gasdotto Nord Stream 2, molto controverso.
Embargo petrolio russo: le reazioni dei leader mondiali
Il tutto mentre gli Stati Uniti stanno valutando se imporre un divieto alle esportazioni di petrolio e gas della Russia. Contro il probabile embargo occidentale la Germania, i Paesi Bassi e il Regno Unito. A tal proposito analisti energetici hanno avvertito che un divieto sul petrolio e sul gas della Russia avrebbe ripercussioni catastrofiche per i mercati dell’energia e dell’economia mondiale.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha respinto le richieste di vietare il petrolio e il gas russo, dicendo che una tale mossa potrebbe mettere a rischio la sicurezza energetica dell’Europa e che le importazioni di energia dalla Russia sono criticamente importanti per la vita quotidiana dei cittadini. Il primo ministro britannico Boris Johnson è sembrato allinearsi con il tedesco Scholz nel fare marcia indietro rispetto ai piani per imporre un embargo sul petrolio alla Russia.
“Non si può semplicemente chiudere l’uso di petrolio e gas da un giorno all’altro, anche dalla Russia. Ovviamente non è qualcosa che ogni paese del mondo può fare”, ha detto Johnson.
Il primo ministro olandese Mark Rutte, ha detto che il taglio delle importazioni di petrolio e gas russo dovrebbe essere un “processo graduale”.
“Dobbiamo fare in modo di ridurre la nostra dipendenza dal gas russo, dal petrolio russo, pur riconoscendo che la dipendenza è, in una certa misura, ancora lì”, ha detto Rutte.
I politici europei sono sotto pressione per porre fine rapidamente alla loro dipendenza dai combustibili fossili russi, considerando che i paesi importatori di energia continuano a riempire quotidianamente il forziere di guerra del presidente Vladimir Putin con le entrate del petrolio e del gas. Infatti, le entrate dal petrolio e dal gas russo sono state viste come responsabili di circa il 43% del bilancio federale del Cremlino tra il 2011 e il 2020, evidenziando come i combustibili fossili giocano un ruolo centrale per il governo russo. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto agli alleati occidentali di imporre un “embargo totale” su petrolio e gas russo, dicendo via Twitter che “comprarli ora significa pagare per l’omicidio di uomini, donne e bambini ucraini”.
La Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio, dietro gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, e il più grande esportatore di greggio sui mercati globali. È anche un grande produttore ed esportatore di gas naturale.
L‘Unione europea riceve circa il 40% del suo gas attraverso i gasdotti russi, molti dei quali passano attraverso l’Ucraina.
“I politici europei hanno bisogno di avvertire onestamente i loro cittadini e consumatori su cosa aspettarsi”, ha detto Novak. “Se volete rifiutare le forniture di energia dalla Russia, fate pure. Noi siamo pronti. Sappiamo dove potremmo reindirizzare i volumi”, ha aggiunto, senza fornire ulteriori dettagli.
I prezzi del petrolio sono saliti ai massimi di 14 anni con i futures internazionali del Brent arrivati a segnare + 2,1% per essere scambiati a 125,75 dollari al barile a Londra, mentre i futures statunitensi del West Texas Intermediate erano del 2% più alti a 121,83 dollari.
Oggi è attesa da parte dell’Unione europea un piano per delineare una serie di misure volte a ridurre la dipendenza del blocco dal gas russo. Nel documento che sarà presentato oggi – di cui “La Stampa” ha preso visione – la Commissione imporrà agli Stati di riempire le riserve di gas «almeno al 90% della loro capacità entro il 1 ottobre» (nella versione precedente era l’80%), offrirà una piattaforma per gli acquisti congiunti di gas, darà la possibilità di fissare un tetto massimo per il prezzo dell’elettricità e chiederà ai governi di valutare un prelievo fiscale «temporaneo e non retroattivo» sulle aziende del settore energetico che hanno aumentato gli utili.