Nelle ultime settimane gli italiani sono alle prese con il caro prezzi tra cui quelli della benzina. Super e diesel sono arrivati a livelli record, sfondando ampiamente il tetto dei 2 euro al litro, con pesanti ripercussioni sulla vita quotidiana delle famiglie. Da qui l’Antitrust ha deciso di muoversi, notificando dettagliate richieste di informazioni alle maggiori compagnie petrolifere avvalendosi anche dell’ausilio della Guardia di Finanza.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, a seguito dello straordinario aumento dei prezzi della benzina e del gasolio che si è registrato negli ultimi giorni nonché delle numerose denunce ricevute, ha notificato oggi, 18 marzo 2022, dettagliate richieste di informazioni alle maggiori compagnie petrolifere avvalendosi anche dell’ausilio della Guardia di Finanza. L’obiettivo è quello di approfondire le ragioni di tali aumenti e, nel caso, valutare la sussistenza di spazi per un possibile intervento circoscritto soltanto all’ipotesi di un’eventuale violazione delle norme in materia di abuso di posizione dominante o di intese restrittive della concorrenza. Come avvenuto nel corso dei primi mesi della pandemia, l’Antitrust, nell’ambito delle proprie competenze, è attenta a monitorare gli eccezionali incrementi di prezzo che si registrano a volte durante le fasi di crisi e a verificare che tali fenomeni non siano frutto di comportamenti restrittivi della concorrenza.
Caro benzina: la reazione delle associazioni dei consumatori
L’Antitrust ha accolto in pieno l’esposto presentato nei giorni scorsi dal Codacons, l’associazione dei consumatori che ha presentato una raffica di denuncia contro il caro-carburanti, e ha aperto una indagine per accertare le cause degli aumenti abnormi dei prezzi alla pompa.
“L’esposto del Codacons è andato a segno, e dopo numerose Procure che in questi giorni si sono attivate dopo la nostra denuncia, ora anche l’Antitrust si è mossa per fare luce sull’anomalo andamento dei listini dei carburanti – afferma il presidente Carlo Rienzi – Se saranno accertati illeciti e speculazioni che hanno determinato rialzi dei prezzi alla pompa, il Codacons si farà promotore di una maxi-class action contro i responsabili per conto di milioni di consumatori e imprese danneggiati dal caro-benzina”.
Anche Assoutenti esprime soddisfazione per la decisione dell’Antitrust di accendere un faro sul settore dei carburanti, ma non basta dice l’associazione.
“Grazie al faro dell’Antitrust sarà possibile verificare se l’abnorme crescita dei listini alla pompa sia stata “dopata” da speculazioni illegali nei vari passaggi della filiera – afferma il presidente Furio Truzzi – I rincari di benzina e gasolio delle ultime settimane non appaiono giustificati né dalle quotazioni internazionali del petrolio, né da riduzioni delle forniture legate alla guerra in Ucraina, e costano oltre 900 euro a famiglia in più solo per i maggiori costi di rifornimento rispetto al 2021”. “Tuttavia indagini di questo tipo non bastano, e occorre intervenire in fretta sulle speculazioni “legali” legate ai prezzi di benzina ed energia e ammesse dal mercato – prosegue Truzzi – Per tale motivo chiediamo al Governo di imporre da subito tariffe amministrate per carburanti, luce e gas, unica possibilità per tutelare concretamente famiglie e imprese da quotazioni sui mercati che salgono repentinamente anche in assenza di illeciti” – conclude Truzzi.
Si tratta di una mera speculazione, visto non c’è ancora nessun blocco dell’importo russo per quanto riguarda il petrolio né verso l’Italia né verso l’Ue e visto visto che il petrolio greggio va distillato e raffinato prima di arrivare alla pompa dice Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Da quando è scoppiata la guerra, un litro di benzina è rincarato di oltre 33 cent, +18,1%, pari a 16 euro e 73 cent per un pieno da 50 litri, 402 euro su base annua, un litro di gasolio è aumentato di oltre 42 cent, +25,1%, 21 euro e 61 cent a rifornimento, equivalenti a 519 euro annui” prosegue Dona. “Il Governo ora non può più ritoccare di pochi cent le accise. Non ci sarebbe alcun effetto reale sui prezzi alla pompa che continuerebbero la loro folle corsa. Serve una vera scossa con una riduzione delle accise di minimo 50 cent” conclude Dona.
Governo studia taglio accise
Anche il governo Draghi si muove e secondo indiscrezioni starebbe studiando un taglio delle accise di 15 centesimi al lito per ridurre il prezzo finale di benzina a gasolio. A proporre l’intervento di taglio il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell’informativa al Senato dopo lo scoppio della guerra.
Tuttavia a conti fatti, il risparmio medio per un automobilista italiano, nel caso di taglio alle accise di 15 centesimi, sarebbe a conti fatti di solo 11 euro al mese. A fare i calcoli Facile.it secondo cui l’intervento porterebbe i prezzi alla pompa a circa 2 euro al litro nella modalità self. La spesa media mensile per fare rifornimento oggi è arrivata, rispettivamente, a 167 euro per la benzina e 160 euro per il diesel. Con l’intervento ipotizzato dal governo la spesa mensile scenderebbe a 156 euro al mese per fare il pieno ad un’auto a benzina e 149 euro per una a diesel. Il taglio delle accise riuscirebbe solo parzialmente a contrastare gli aumenti record delle ultime settimane: con i prezzi calmierati, in un mese un automobilista spenderebbe, in benzina, circa 36 euro in più (+30%) rispetto allo scorso anno; 44 euro in più (+42%) se si tratta di diesel.