L’Italia può diventare la testa di ponte degli investimenti giapponesi nel Mediterraneo. E’ l’invito che Massimo D’Alema lancia agli imprenditori nipponici ieri durante un incontro con la stampa estera a Tokyo nel corso della sua visita diplomatica.
“Il Governo italiano è oggi particolarmente impegnato in Asia a creare partnership strategiche con i principali Paesi”, sottolinea il ministro degli Esteri, aggiungendo che “in tale cornice auspichiamo che possano sempre più considerare l’Italia quale principale porta di ingresso dei loro ingenti e crescenti flussi commerciali verso l’Europa a Nord e il Mediterraneo e l’Africa a Sud”.
Quello che D’Alema spera è che le città italiane, con i loro porti e le loro infrastrutture, replichino l’esperienza del passato, “quando erano il riferimento dei principali traffici con l’Oriente”.
Il vice premier poi parla anche di cambi. Il deprezzamento dello yen, riferisce D’Alema, “non è uno specifico problema italiano”, ma “è giusto che se ne parli alla prossima riunione del G7” in Germania il prossimo 9 febbraio. Il ministro degli Esteri interviene così sulla svalutazione della moneta giapponese in un incontro al “Japan press club” a Tokyo, dove non nasconde la sua preoccupazione per “un problema che è di carattere generale: è evidente che sia lo yen che il dollaro sono sottovalutati rispetto all’andamento reale dell’economia.
Malgrado il corso dell’euro – sostiene il titolare della Farnesina, rispondendo alla domanda se la debolezza dello yen rappresenti un problema per il nostro Paese – la competitività italiana si sta riprendendo e negli ultimi mesi c’è stata una forte crescita delle esportazioni italiane”.
Del resto, sottolinea D’Alema “anche nel rapporto commerciale con il Giappone, continuiamo ad avere un avanzo, anche perché le esportazioni italiane si collocano spesso in un segmento alto di qualità e sono dunque meno sensibili rispetto alle variazione di prezzo”.