Il petrolio è inciampato nella sessione di oggi, mentre il dollaro si è rafforzato. Sembrava improbabile che l’Unione Europea avrebbe perseguito un embargo sul petrolio russo, un giorno dopo che i prezzi sono aumentati del 7%.
I ministri degli Esteri dell’Unione Europea sono divisi sull’opportunità di unirsi agli Stati Uniti per vietare il petrolio russo. Alcuni paesi, inclusa la Germania, affermano che il blocco è troppo dipendente dai combustibili fossili della Russia per affrontare un simile passo.
Il greggio Brent è sceso del 5,30% fino a $113,40 al barile, adesso ha recuperato e si attesta in zona $117,250. Il greggio US West Texas Intermediate è sceso del 5,5% a $107,11 al barile, attestandosi adesso a quota $110,48. Lunedì, entrambi i contratti si erano stabilizzati di oltre il 7%.
Petrolio risente del rafforzamento del dollaro
Il petrolio è stato anche messo sotto pressione da un dollaro più forte dopo le dichiarazioni del presidente della Federal Reserve Jerome Powell che hanno segnalato un inasprimento più aggressivo della politica monetaria.
Un dollaro forte rende il greggio più costoso per altri detentori di valuta e tende a pesare sulla propensione al rischio.
“La parola ‘transitoria’ relativa all’inflazione è un lontano ricordo, principalmente a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime”, ha affermato Tamas Varga del broker PVM. “Le banche centrali, guidate dalla Federal Reserve, sono pronte ad aumentare significativamente il costo dei prestiti”.
All’inizio di questo mese il Brent ha raggiunto i 139 dollari al barile, il massimo dal 2008.
I prezzi del petrolio hanno tratto sostegno dalle minacce alla fornitura mentre il gruppo Houthi dello Yemen, allineato con l’Iran, ha attaccato gli impianti sauditi di desalinizzazione dell’energia e dell’acqua. Lunedì, l’Arabia Saudita ha dichiarato che non si assumerà alcuna responsabilità per eventuali carenze di approvvigionamento globale dopo gli attacchi degli Houthi, segnalando la crescente frustrazione saudita per la gestione da parte di Washington dello Yemen e dell’Iran.
Il mercato petrolifero osserverà l’ultimo round di dati sulle scorte statunitensi. Gli analisti non si aspettano cambiamenti nelle scorte di petrolio greggio. L’American Petroleum Institute pubblicherà alle 21:30 italiane il suo rapporto sull’offerta.