Sondaggio esclusivo: italiani contrari (57%) all’invio di armi in Ucraina
di Giovanni Ricci (Mikaline Reserach – Milano)
Dopo il discorso del premier Draghi in parlamento di qualche giorno fa a chiusura dell’intervento del presidente ucraino Zelensky in video collegamento con le Camere riunite, abbiamo fatto partire una survey su un campione di italiane ed italiani per rilevare il “sentiment” riguardo la netta posizione presa da Draghi nel suo discorso davanti a deputati e senatori: “… di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con gli aiuti anche militari alla resistenza…” aveva detto il Presidente del Consiglio.
E su questo tema, abbiamo chiesto al campione:
- Sei favorevole o no all’invio di armamenti anche dall’Italia per sostenere la resistenza Ucraina contro l’avanzata dell’esercito di Putin?
- Sei favorevole o meno ad un intervento militare della NATO (dove possono essere impiegati anche soldati italiani), per contrastare i Russi in Ucraina?
Ci siamo voluti discostare da clusterizzazioni legate alle appartenenze “partitiche” degli intervistati, per concentraci in particolare sulle diversità di opinione tra uomini e donne e sulle fasce di età dei rispondenti.
I risultati mettono in luce che la maggioranza degli italiani è contraria sia all’invio di armi in Ucraina (57% degli intervistati), sia soprattutto all’intervento con aiuti militari diretti, anche con l’ausilio di contingenti italiani (il 73% degli intervistati, si è espresso con un netto “NO”).
Le donne sono più ferme nel negare aiuti sotto forma di armamenti da inviare in Ucraina (59% verso il 55% degli uomini), mentre il “NO” all’invio di militari da parte della NATO (e quindi anche dell’Italia) è più sentito dagli uomini (77% contro il 72% delle donne).
Interessanti invece sono le differenze che emergono tra i diversi cluster di età degli intervistati: i giovani da 18 e fino a 30 anni sono quelli più contrari all’invio di armi (62% di “NO” per gli uomini e 63% delle donne); gli stessi sono anche fortemente contrari all’invio di contingenti militari (81% degli uomini e 76% delle donne); stesso pensiero, con dati leggermente più attenuati, per il cluster 31-40 anni e per gli over 60.
Sono i cluster tra i 41 e 50 anni e tra i 51 ed i 60 anni dove vi è la presenza di percentuali più alte dei “SI” rispetto alle medie circa l’invio di armamenti e gli interventi militari NATO.
Il timore di un conflitto più allargato (con coinvolgimento anche di armi nucleari) ha pesato molto sui giudizi; la percezione è quella di un paese intimorito e incerto circa una rapida e possibile soluzione della situazione in Ucraina; molti intervistati però hanno posto anche l’accento sulla situazione economica del nostro paese e sulle ulteriori ripercussioni che potrebbero esserci sui conti degli italiani nel corso del 2022, anche a seguito di politiche interventiste del governo e della NATO.
La maggior parte di chi non si è espresso o pensa di non avere elementi per fornire le risposte (circa il 15% dei “NON SO”), si ritiene comunque generalmente non preoccupato della situazione e crede che tutto rientrerà, fermo restando la condanna quasi unanime di tutto il campione, sull’intervento violento e disumano di Putin in Ucraina.