Le reti di consulenti finanziari hanno vissuto negli ultimi cinque anni una fase di forte crescita. Dal 2016 al 2021, anni caratterizzati da due grandi cambiamenti per il mondo bancario quali Mifid II, la direttiva che disciplina i mercati finanziari Ue entrata in vigore il 3 gennaio 2018, e la pandemia, i cui effetti hanno condizionato l’economia mondiale nel biennio 2020-2021, le big six delle reti di consulenza finanziaria italiana (Fideuram, Mediolanum, Fineco, Banca Generali, Allianz Bank e Azimut) hanno confermato il processo di crescita e i loro portafogli amministrati sono passati da 432,4 a 700,3 mld euro (+62% circa), pari ad una quota del 89% del mercato totale delle reti.
È quanto emerge dalla ricerca “Banche reti/ Oltre Mifid II e pandemia, come crescono le big six” di Excellence Consulting, che si concentra sull’andamento dei risultati 2016-2021 delle prime sei reti di consulenti finanziari.
Nei cinque anni in considerazione, a spiccare, sia per raccolta netta complessiva che per raccolta netta per consulente, sono Fideuram (rispettivamente +15 e +13% annuo) e Fineco (+18 e +16% annuo): tuttavia la prima registra meno consulenti in entrata (-10 nel 2020 e +139 nel 2021) di Fineco (+51 nel 2020 e +188 nel 2021).
A fare la differenza è la qualità del portafoglio amministrato: circa il peso specifico del risparmio gestito (AUM) sul totale del portafoglio amministrato, dal 2016 al 2021 Fideuram perde 2 punti percentuali (dal 70% al 68%), mentre ne guadagnano Mediolanum 2 (dal 71% al 73%) e Fineco 1 (dal 55% al 56%).
Consulenti finanziari, il patrimonio delle reti
Nel dettaglio dell’analisi, nel periodo considerato, il patrimonio amministrato di Fideuram, Mediolanum, Fineco, Banca Generali, Allianz Bank e Azimut è passato da oltre 432,4 a 700,3 miliardi, con la quota di mercato in lieve discesa dal 92 all’89%. Fideuram passa dal 41 a 39,5% (da 192,9 a 310,3 mld), Mediolanum da 13,6 a 12,3% (da 64,2 a 96,5 mld), Fineco da 10,9 a 12% (da 51,4 a 94,6 mld), Banca Generali da 10,1 a 10,8% (da 47,5 a 84,6 mld), Allianz Bank da 8,6 a 8,1% (da 40,2 a 63,5 mld), Azimut da 7,6 a 6,4% (da 35,9 a 50,5 mld).
Se si fa il confronto tra l’andamento della raccolta netta totale e quella per singolo consulente, campeggiano Fideuram, la cui raccolta netta dal 2016 al 2021 lievita da 7,8 a 16,0 mld (+15% annuo), mentre quella per consulente da 1,3 a 2,5 milioni (+13% annuo), Fineco da 4,3 a 9,8 mld (+18% annuo) per consulente da 1,6 a 3,5 mln (+16% annuo), Mediolanum da 5,6 a 7,8 mld (+7% annuo) per consulente da 1,3 a 1,8 mln (+7% annuo), Banca Generali da 5,6 a 7,6 mld (+6% annuo) per consulente da 3,0 a 3,5 mln (+3% annuo), Allianz Bank da 3,3 a 5,5 mld (+10% annuo) per consulente da 1,7 a 2,6 mln (+9% annuo). In controtendenza Azimut: da 3,2 a 2,8 mld (-2% annuo) per consulente da 1,9 a 1,5 mln (-5% annuo).
L’evoluzione delle reti
La ricerca di Excellence Consulting si sofferma anche sull’evoluzione della dimensione delle reti. Guardando al saldo tra consulenti finanziari entrati ed usciti da ciascuna rete, Fineco acquisisce 51 professionisti (+2%) nel 2020 e 188 (+7%) nel 2021, Banca Generali 52 (+ 2%) e 81 (4%), Azimut 31 (+1%) e 62 (+3%), Mediolanum 31 (+1%) e 111 (+3%), Allianz 26 (+1%) e 44 (+2%). Per Fideuram saldo pressoché stazionario nel 2020 con dieci consulenti in meno (0%) e 139 in più nel 2021 (+2%). Va detto che il dato di Fideuram risente delle dinamiche societarie e di M&A; quindi, comprende nel 2020 Fideuram e Sanpaolo Invest, a cui nel 2021 si aggiunge il risultato di IW Bank.
Decisivo nell’analisi è anche il rilievo dato all’evoluzione della quota di risparmio gestito sul patrimonio complessivo amministrato di ogni rete sempre durante il periodo dal 2016 al 2021: in calo Azimut (dal 91 all’89%), stazionaria Allianz Bank (86%), saldo positivo per Mediolanum (da 71 a 73%) e saldo negativo per Fideuram (dal 70 al 68%) e Banca Generali (dal 76 al 70%); Fineco con saldo lievemente positivo, ma valori significativamente più contenuti rispetto ai competitors (da 55 a 56%). In generale tutti i player evidenziano un potenziale di miglioramento della qualità degli assets amministrati a cui potrebbe seguire un conseguente miglioramento della redditività per tutti gli attori (clienti, consulenti e banca).
“Le banche reti – afferma Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting – riescono a superare gli ostacoli di Mifid II, la direttiva che ha imposto costi di riorganizzazione e compliance significativi, e la pandemia, che ha avuto e continua ad avere conseguenze negative sulla finanza e il risparmio. Infatti, dal 2016 al 2021 le prime sei reti raddoppiano quasi la raccolta e confermano la tendenza alla concentrazione, con l’89% del totale del patrimonio delle reti, una condizione che sembra irreversibile anche a seguito del risiko delle banche italiane e del destino delle loro banche reti, pensiamo solo a IW Bank finita nell’orbita di Fideuram a seguito dell’acquisizioni di UBI da parte di Intesa Sanpaolo. Il nostro studio dimostra anche che oltre alla crescita della quota di mercato, le principali banche reti hanno anche un’opportunità importante di creazione di valore che deriverebbe dall’aumento della componente gestita nei portafogli amministrati dei clienti”.