Economia

Recessione Usa vicina? I tassi a breve sono più alti di quelli a lungo, cosa significa

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I tassi di interesse a breve sono più alti di quelli a lungo termine negli Usa, un segnale poco confortante ma che per il momento non sembra preoccupare gli investitori.

La guerra in Ucraina, l’incremento dei prezzi delle materie prime, la fine della politica espansiva della FED. Sono diversi i fattori che stanno modificando (in peggio) le prospettive dell’economia Usa, che rischia di finire in recessione. Pochi giorni fa, Goldman Sachs aveva già anticipato uno scenario del genere all’inizio del 2023.

Ora l’allarme arriva dalla curva dei rendimenti dei Treasury Usa, che continua ad appiattirsi con lo spread sul tratto a 2-10 anni che, ieri, per qualche minuto è andato in negativo. L’evento è particolarmente importante in quanto riguarda il tratto di curva che meglio di altri ha anticipato in passato le future recessioni.

Recessione, cosa ci dicono i tassi di interesse

In termini di tendenze storiche, la cattiva notizia per gli investitori è che l’inversione della curva ha preceduto ciascuna delle ultime otto recessioni negli Stati Uniti; la buona notizia è che gli indicatori si riferiscono al futuro, in media 14 mesi, il che significa una recessione non imminente.

Inversione della curva, perché se ne parla tanto

Una curva dei rendimenti, nel mercato obbligazionario, registra il divario tra i rendimenti delle obbligazioni a più lunga e a più breve scadenza. Poiché in genere sappiamo poco sul nostro futuro, le obbligazioni a più lunga scadenza tenderanno ad avere rendimenti più elevati per compensare i maggiori rischi legati all’acquisto di tali titoli.

Quando il divario tra rendimenti a breve e a lungo termine si restringe, si dice che la curva dei rendimenti si “appiattisce.” Nelle rare occasioni in cui i rendimenti più a lunga scadenza scendono al di sotto dei rendimenti a breve termine, la curva dei rendimenti si è invertita.

Non si può dimenticare che la curva dei rendimenti tende a invertirsi quando la Fed continua a imporre strette monetarie nonostante un rallentamento dell’attività economica e per questo viene considerata da analisti e commentatori un presagio di una futura fase di recessione. A questo proposito, il membro votante Patrick Harker, presidente della Federal Reserve Bank (Fed) di Philadelphia, prevede che l’istituto centrale di Washington approvi una serie di rialzi dei tassi d’interesse Usa “deliberati, metodici”, con l’obiettivo di ridurre in un paio d’anni l’inflazione dai livelli record attuali sul 2% che è il target della stessa Fed. Harker ha dichiarato di essere aperto ad un rialzo da 50 pb a maggio e di aspettarsi 7 rialzi da 25pb nel 2022.

Una curva dei rendimenti invertita tende a rendere la vita molto difficile per le banche, che tradizionalmente aumentano  i ricavi intascando la differenza tra ciò che prendendo a prestito a breve termine (attraverso i depositi), a tassi bassi e ciò prestano a lungo termine, a tassi più elevati.