All’interno della settimana della consulenza finanziaria di Wall Street Italia proponiamo questa contributo di Banca Mediolanum sulla corretta pianificazione finanziaria pubblicata sul numero di marzo del nostro magazine.
di Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum
Ci stavamo lasciando alle spalle la crisi pandemica e ci ritroviamo in una situazione incerta che genera smarrimento e timore verso il futuro. Vediamo allora di analizzare la situazione punto per punto per alzare lo sguardo dalla contingenza attuale.
La chiusura forzosa del sistema economico mondiale ha fermato quasi del tutto la capacità produttiva industriale. Allentando le restrizioni sociali abbiamo poi assistito a un boom della domanda a cui l’offerta non è ancora riuscita a dare piena risposta per via dell’aumento dei prezzi delle principali materie prime (petrolio, rame, metalli rari utilizzati nella riconversione “verde” dell’economia) e degli ingorghi che si sono creati nella logistica e nei trasporti. Questa concomitanza di fattori ha provocato un’impennata dell’inflazione, che ha raggiunto livelli che non si vedevano da decenni.
L’ultima variazione annuale dell’indice dei prezzi al consumo, di gennaio 2022 su gennaio 2021, si è attestata al +7,5% negli Usa (ai massimi dal 1982) mentre a febbraio nell’eurozona è arrivata al +5,8%e al +5,7% in Italia (ai massimi dal 1995). Un dato su cui incide pesantemente l’aumento dei prezzi energetici e la crisi geopolitica tra Russia e Ucraina/Stati Uniti/Europa. Se potessimo eliminare la crisi energetica dall’inflazione avremmo un tasso al 2,6% nell’eurozona e al 2% in Italia.
Il ritorno dell’inflazione, per chi ha qualche capello grigio, rappresenta il ritorno della perdita del potere d’acquisto. Per esempio, se ipotizzassimo di avere oggi 100 euro, con un’inflazione stabile al 5%, dopo 10 anni avremmo 61,4 euro in termini reali. Urge pertanto trovare una soluzione.
I nostri padri si rivolgevano ai titoli di Stato, investimenti estremamente comprensibili che mettevano insieme sicurezza, rendimento e semplicità. Nel lontano 1982, quando l’inflazione statunitense era al 7,6% i titoli decennali Usa rendevano il 14%. Oggi però, con l’inflazione al 7,5%, i decennali statunitensi rendono il 2%, a livello teorico. Se togliessimo da loro rendimento l’inflazione attesa nel prossimo decennio, un valore più basso di quello attuale, otterremmo un rendimento negativo del -0,47%. Va un po’ meglio in Italia, dove il rendimento reale atteso di un titolo decennale dovrebbe riuscire, con un +0,2%, a coprire, a mala pena, il nostro potere d’acquisto.
Ma i nostri bisogni e progetti di vita saranno tutelati da questa forma di investimento? Io credo di no. Con l’allungamento medio dell’aspettativa di vita ci troviamo difronte a una generazione sandwich, che dovrà contemporaneamente sostenere per molto più tempo i figli in cerca di un lavoro stabile e provvedere alla vecchiaia, più lunga, dei genitori.
Occorre dunque imparare a risparmiare di più, canalizzando e razionalizzando i propri flussi finanziari rispetto alle esigenze future, sempre più dilatate nel tempo e che richiedono un’entità economica sempre più ampia. Credo che questo contesto faccia emergere prepotentemente la necessità di rivolgersi a un professionista che sappia mettere in sicurezza le fragilità di una famiglia e la aiuti ad impostare una pianificazione dei bisogni e progetti di vita, orientandosi verso l’unica soluzione finanziaria che da decenni dimostra di essere in assoluto la scelta più efficiente per vedere crescere i propri risparmi: l’investimento azionario, in cui si entra in maniera graduale e con una strategia in grado di ottimizzare le oscillazioni dei mercati, gestendo l’emotività che ne deriva.
L’articolo integrale è stato pubblicato nel numero di marzo del magazine Wall Street Italia.