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Idrogeno, come investire in questo nuovo combustibile. Il punto di Amundi a Consulentia

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La transizione energetica prevede tra le altre cose anche l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile pulito. Nel corso di Consulentia 2022, l’evento Anasf dedicato ai consulenti finanziari, ne abbiamo parlato con  Andrea Mossetto – Head of Investment Specialists di CPR AM (Gruppo Amundi).

 

Perché è importante l’idrogeno nella transizione energetica?

Entro il 2050, avremo bisogno di qualcosa per sostituire i combustibili fossili. Ecco perché l’utilizzo di combustibili e gas alternativi & sostenibili è una necessità. L’idrogeno e i combustibili derivati dall’idrogeno come l’ammoniaca e i combustibili sintetici, potrebbero coprire fino al 17% del nostro fabbisogno energetico a orizzonte 2050 riducendo le emissioni mondiali di 1/3.

L’idrogeno sarà usato per decarbonizzare il trasporto. Abbiamo visto ad esempio che ai giochi olimpici di Tokyo erano già in funzione alcuni autobus alimentati da celle a idrogeno, per esempio il “Toyota Sora”. Ma potremmo usare l’idrogeno anche per treni, aerei e trasporto marittimo. Anche l’Italia accelera con progetti che vanno dalla creazione della Green Hydrogen Valley in Puglia (primo progetto di produzione e trasporto di idrogeno verde su larga scala in Italia) al treno a idrogeno in Valcamonica.

L’idrogeno può inoltre aiutare a decarbonizzare anche le nostre industrie. Sostituendo i combustibili fossili con l’idrogeno gassoso o carburante a idrogeno nei processi industriali: A Castellarano in provicia di Reggio Emilia si sta sviluppando la prima fabbrica di ceramica alimentata ad idrogeno verde. Oltre alla ceramica, saremo in grado di produrre ferro, acciaio, cemento e anche plastica a basse emissioni di CO2.

In terzo luogo, l’idrogeno potrebbe anche essere usato per sostituire il gas per il riscaldamento e la produzione di energia elettrica. Ed infine, può anche essere usato come fertilizzante per l’agricoltura.

Il nostro obiettivo è favorire la transizione energetica contribuendo a colmare il divario verso l’economia a zero emissioni nette e sostenere la transizione verso l’idrogeno verde

Come investire oggi nell’idrogeno?

Prima del lancio del nostro fondo CPR Invest – Hydrogen, le soluzioni disponibili per gli investitori erano essenzialmente delle strategie passive come certificates o ETF sul tema. Il fondo investe in azioni mondiali e riguarda l’intera catena di valore dell’idrogeno, dalle imprese a monte a quelle a valle; integra un rigoroso quadro di investimento sostenibile ed è conforme alle disposizioni dell’articolo 9 del regolamento SFDR. Il nostro fondo è molto meno concentrato (60-80 azioni contro 15-30) rispetto alle soluzioni passive disponibili nel mercato e il profilo di rischio è più moderato ed in linea con l’MSCI ACWI. In termini d’esposizione settoriale non ci sono grandi differenze. Tuttavia, in termini di esposizione geografica, è interessante notare la nostra esposizione ai paesi leader nello sviluppo di questa tecnologia come l’Europa, il Giappone, la Corea e la Cina.

Essendo esposti ad un universo di investimento molto dinamico, prestiamo una particolare attenzione ai progetti globali, ai brevetti, alle società non quotate, per individuare le nuove tendenze, le nuove tecnologie e, naturalmente, gli attori di domani.

Nel nostro universo di investimento, copriamo l’intera catena del valore legata all’idrogeno, che abbiamo suddiviso in 4 dimensioni:

  • Energia verde: queste società sono impegnate nella produzione di energia rinnovabile come l’eolico o il solare e sono fondamentali per la produzione dell’idrogeno verde.
  • Componentistica / tecnologia: tra cui elettrolizzatori, membrane e componenti delle celle a combustibile
  • Le società che si occupano di Produzione/Stoccaggio/Distribuzione di idrogeno
  • Gli Utilizzatori come auto, camion, navi e aerei

Le ultime tre dimensioni rappresentano le aree “core” dell’economia legata all’idrogeno sulle quali saremo esposti come minimo al 60%.

 

Cosa vi stanno chiedendo di più clienti e consulenti in questa particolare fase storica?

In ambito di sostenibilità, abbiamo notato che i fondi a IMPATTO stanno riscuotendo un successo importante. Per spiegare cosa significa per noi una gestione a IMPATTO, bisogna pensare a come le aziende che deteniamo in portafoglio possano avere un impatto positivo sull’ambiente in cui operano. I fondi a IMPATTO ci permettono di sbloccare un livello nella grande partita della gestione ESG. Per essere definiti a “IMPATTO” i fondi devono dimostrare la loro intenzionalità (ossia la volontà di investire in società virtuose a livello di obiettivo del fondo), la misurabilità (attraverso una rendicontazione trasparente) ed infine l’addizionalità (cioè l’attivismo attraverso le politiche di voto).
Queste soluzioni di gestione rappresentano quasi 300 miliardi di euro di attivi in Europa, con una crescita del +80% rispetto al 2018.

In CPR AM gestiamo 5 strategie a IMPATTO, tutte comprese nella nostra SICAV CPR Invest e sono: Food for Generations, Climate Action, Education, Social Impact e l’ultima lanciata lo scorso 30 novembre, Hydrogen. Quest’ultima strategia in pochi mesi ha riscosso molto interesse da parte degli investitori e a fine marzo 2022registrava oltre 600 mln di euro di attivi in gestione.

Un’altra tendenza molto forte che abbiamo riscontrato è il desiderio di proteggere i portafogli dall’inflazione e dal rialzo delle materie prime. Da agosto 2021 molte commodity hanno registrato le migliori performance annuali dell’ultimo decennio: il petrolio (+75%), il carbone (+165%), l’alluminio (+35%) e il litio (+250%). Il nostro fondo CPR Invest – Global Resources è posizionato in modo ideale grazie alla sua esposizione a due settori correlati positivamente all’inflazione: Materiali ed Energia. L’invasione Russa dell’Ucraina ha solo accelerato il “superciclo” delle materie prime iniziato nel 2016 con la diffusione delle politiche verdi volte a incoraggiare gli investimenti nelle infrastrutture per lo sviluppo delle energie rinnovabili e nei veicoli elettrici modificando anche la tipologia di domanda di minerali. Il tutto accompagnato dalla crescente urbanizzazione e dai problemi legati all’approvvigionamento e ai trasporti accentuati dalla crisi sanitaria.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’indipendenza energetica è diventata un must per Stati Uniti e Europa: l’8 marzo, gli Stati Uniti hanno formalizzato un embargo sulle importazioni americane di petrolio e gas russo. Sulla stessa lunghezza d’onda, la Commissione Europea ha annunciato il piano REPower per ridurre la dipendenza dell’UE dal gas russo. Entrambe le iniziative sono per noi dei catalizzatori importanti che sosterranno negli anni a venire la tendenza osservata dal 2016.