(9Colonne) – Roma, 15 feb – Il Parmigiano Reggiano, tra i simboli del made in Italy, è il più soggetto alle imitazioni e agli attacchi dell’agropirateria sui mercati internazionali. Per questo motivo la Cia-Confederazione italiana agricoltori sta seguendo con grande attenzione il caso “Parmesan”, ovvero l’evolversi della procedura di infrazione intentata dalla Commissione europea contro la Germania per il mancato rispetto della normativa europea sulle indicazioni geografiche, procedura ormai giunta davanti alla Corte di Giustizia. La procedura di infrazione nasceva dal persistente utilizzo del termine “Parmesan”, che è sinonimo della denominazione protetta “Parmigiano Reggiano”, da parte di alcune imprese tedesche e dalla sostanziale inattività delle autorità tedesche in materia. L’importanza di questa procedura, secondo la Cia, consiste non solo nella rilevanza produttiva ed economica di un formaggio quale è il “Parmigiano Reggiano”, che sostiene un intero comparto economico con oltre 25.000 posti di lavoro e che è, appunto, tra i prodotti alimentari più imitati al mondo. “In gioco -aggiunge – c’è anche la salvaguardia di un principio, quello della reale tutela delle indicazioni geografiche, che rappresentano per il settore agroalimentare italiano ed europeo un valore irrinunciabile. Stupisce e preoccupa, quindi, che, in tale frangente, la Germania, davanti alla Corte di Giustizia, abbia non solo giustificato l’utilizzo del termine “Parmesan”, in quanto, a suo dire, generico, ma abbia – afferma la Cia – anche argomentato che sono da considerarsi generici i termini Parmigiano e Reggiano”. Ogni anno la nostra agricoltura perde 2,5 miliardi di euro a causa del crescente assalto dell’agropirateria sui mercati internazionali: dai prosciutti all’olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli ortofrutticoli è un continuo di imitazioni che provocano danni rilevanti ai nostri Dop, Igp e Stg.
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