È finita l’era dei bond a tasso zero, i titoli di Stato decennali che rendono di più (c’è anche l’Italia)
E’ da tempo infatti che i titoli di stato dei maggiori paesi industrializzati non erano presi in considerazione nelle strategie di investimento per via rendimenti nominali bassissimi e reali negativi. Tuttavia, nelle ultime settimane le cose sono cambiate.
Complice l’impennata dei prezzi al consumo, le maggiori banche centrali hanno accelerato sulla strada del rialzo dei tassi. Prendiamo il caso della FED. Dopo che lo scorso mese, ha alzato i tassi per la prima volta dal 2018 (+25 punti base), il governatore Jerome Powell ha ammesso qualche giorno fa la necessità di contrastare “assolutamente” l’inflazione americana, prospettando un rialzo dei tassi dello 0,5% nella riunione di maggio.
La stessa BCE, secondo Ipek Ozkardeskaya – Senior Analyst di Swissquote – potrebbe non aspettare troppo a lungo prima di aumentare i tassi di interesse per domare l’inflazione, nonostante Christine Lagarde abbia promesso un inasprimento graduale. Per l’analista, i contratti swap collegati ai tassi a breve termine dell’euro prezzano un aumento dei tassi di 75 punti base entro dicembre, suggerendo che la BCE potrebbe terminare gli acquisti di obbligazioni entro luglio e aumentare i tassi lo stesso mese per la prima volta, continuando quindi a salire a ogni riunione fino a dicembre, a meno che l’economia non subisca un grave shock. Lo stesso vice-governatore Luis de Guindos ha paventato, contro le attese, un rialzo dei tassi nell’eurozona già nel mese di luglio.
Premesso che il rialzo dei rendimenti è sempre un fatto positivo per gli investitori a caccia di nuovi bond, quali sono i titoli di Stato con scadenza decennale che rendono di più?
Rendimenti decennale, la top ten
- Brasile: 12,3%;
- Messico: 8,9%
- India: 7%
- Nuova Zelanda: 3,6%
- Australia: 3%
- Grecia: 3%
- Canada: 2,8%
- Stati Uniti: 2,7%
- Italia: 2,5%
- Portogallo: 1,8%
Titoli di stato emergenti: i fattori che influiscono sulla performance
Anche sul fronte dei mercati emergenti, il quadro è cambiato. “I due fattori principali che hanno influito sulla performance 2022 sono stati il forte rialzo dei rendimenti dei Treasury Usa e l’invasione russa dell’Ucraina. I rendimenti dei Treasury decennali sono aumentati di 82 pb a fine marzo” Per quanto riguarda il debito dei mercati emergenti in valuta locale, l’EMFX (1,4%) ha sovraperformato i tassi locali (-7.8%) in quanto l’aumento e le aspettative sull’inflazione hanno portato da un lato a ulteriori rialzi dei tassi d’interesse dei mercati emergenti e delle curve interne, dall’altro hanno supportato livelli valutari più forti nei paesi emergenti esportatori di materie prime come Real Brasiliano, Peso Colombiano, Rand Sudafricano, Peso Cileno e Sol Peruviano” ha spiegato Diliana Deltcheva, Head of Emerging Market Debt di Candriam, aggiungendo che “il debito dei mercati emergenti a medio termine è supportato sia dalle valutazioni relative al segmento High Yield (specialmente per quanto riguarda, nonostante la graduale contrazione della liquidità a livello globale, gli esportatori di energia) sia dall’outlook positivo per le materie prime nel mezzo di una ripresa dalla pandemia lenta ma comunque favorevole.