Cresce l’attesa per le decisioni del Fed che oggi cercherà di convincere il mercato sulla sua capacità di contrastare l’inflazione più elevata da quattro decenni senza compromettere una ripresa economica già fiaccata dalle conseguenze della guerra in Ucraina. La decisione sarà comunicata alla 20 italiane. È allora che si concluderà la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa.
Le attese degli analisti per la Fed
Il mercato si aspetta un rialzo dei tassi di 50 punti base portandoli nell’intervallo 0,75% – 1%, che segnerebbe il maggior aumento dei tassi dal maggio 2000. Un aumento che dovrebbe essere poi replicato nelle successive riunioni, secondo gli esperti; non mancano gli analisti che temono che la Fed, a giugno e luglio, possa procedere con un rialzo di 75 punti base. Allo stesso tempo Jerome Powell è atteso al varco per capire l’entità e la velocità dei futuri aumenti del costo del denaro e del restringimento del maxi-bilancio dell’istituto.
“Questa settimana la Fed darà avvio al tempestivo sforzo volto a interrompere la politica monetaria accomodante, dal momento che aumenterà il tasso dei fed funds di 50 punti base, la più consistente revisione al rialzo dei tassi dal 2000, e annuncerà un piano per la riduzione del bilancio” ha commentato Allison Boxer, economista di Pimco, aggiungendo che i funzionari della Fed hanno adottato un atteggiamento molto più aggressivo dall’ultima riunione del FOMC e hanno condiviso in anticipo un inasprimento della politica monetaria in considerazione di un rischio di inflazione persistente. “Data la connotazione fortemente da ‘falco’ della sua comunicazione e le nette preferenze sul bilancio fornite prima di questo incontro, riteniamo che le decisioni sulle politiche riserveranno ben poche sorprese agli operatori di mercato”.
Molti investitori temono che la linea aggressiva della Federal Reserve sul rialzo dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione – ai massimi degli ultimi 40 anni – possa portare a una recessione.
“La contrazione del PIL reale del primo trimestre ci ha ricordato il percorso accidentato che l’economia dovra1 probabilmente intraprendere per la riapertura e il ribilanciamento. Dopo la ‘celere’ inversione ai tagli dei tassi dell’era pandemica e l’avvio del rolloff del bilancio, guardiamo ancora essenzialmente a un ritmo più lento della stretta della Fed, dato che la crescita globale rallenta e lungo il percorso potrebbero aggiungersi dei nuovi elementi” ha aggiunto Boxer.
Settimana clou per i tassi
La decisione odierna della Fed arriva dopo quella della banca centrale australiana, che ieri ha alzato il costo del denaro per la prima volta dal 2010. In tema di banche centrali, domani sarà in programma la riunione della BoE che dovrebbe ritoccare al rialzo il tasso di riferimento di 25 pb. Inoltre, nel corso della settimana si terranno anche altre riunioni di istituti centrali (Brasile, Polonia, Norvegia), tutti attesi alzare il tasso di riferimento ad eccezione di quello norvegese.
Borsa Usa: quattro mesi da dimenticare
Tutto questo mentre la Borsa Usa è reduce da quattro mesi terribili: tra gennaio e aprile, lo S&P 500 ha perso il 13,3%, registrando il peggior inizio d’anno dal 1939; il Nasdaq Composite, reduce dal peggiore mese dal 2008, ha ceduto il 21,2%, il peggior inizio d’anno dalla sua creazione, avvenuta nel 1971. Per il Dow Jones, calo del 14,69%. A pesare sugli indici sono l’inflazione, i problemi alle filiere, l’invasione russa dell’Ucraina e la nuova ondata di casi di Covid-19 che fa temere per la crescita economica in Cina. E’ poi stato registrato, a sorpresa, un calo dell’1,4% del Pil statunitense nel primo trimestre dell’anno (in prima lettura).