Draghi detta la linea per una “nuova Europa”: rivedere i trattati e spingere su allargamento
Più integrata, accogliente, capace di dare risposte alla crisi epocale portata dal conflitto in Ucraina: è una “nuova Europa” quella a cui guarda il premier Mario Draghi, sul modello di quel Recovery Plan varato durante l’emergenza Covid. Perché nessuno da solo ce la fa. Lo ha detto, senza troppi giri di parole, nel suo primo intervento come premier di fronte alla plenaria del Parlamento di Strasburgo:
“Le istituzioni europee che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti”, ha detto il presidente del Consiglio, spiegando che, a suo avviso c’è bisogno di un “federalismo pragmatico”, dall’economia, all’energia, alla sicurezza.
Tutto ciò richiederà l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, “lo si abbracci con coraggio”, esorta. Ancora: il suo appello è a superare il principio dell’unanimità e dei “veti” che ne derivano per andare verso decisioni a maggioranza qualificata.
Le ricette dell’ex presidente della Bce non sono solo di natura economica, puntano dritte al cuore dell’Europa, all’insegnamento dei suoi “padri” e alle sue fondamenta. Per rispondere ai cittadini, “per investimenti di lungo periodo in aree come la difesa, l’energia, la sicurezza alimentare e industriale – propone – prendiamo a modello il Next Generation Eu”. Per “fornire ai Paesi” che ne hanno bisogno “nuovi finanziamenti per attenuare i rincari energetici” bisogna ampliare il fondo per l’occupazione Sure, nato con l’emergenza Covid.
Draghi: spingere su allargamento Ue per una nuova Europa
Per Draghi bisogna inoltre accelerare il processo di allargamento dell’Ue a nuovi paesi. “L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione Europea: la pace nel nostro continente. Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati. La piena integrazione dei Paesi che manifestano aspirazioni europee non rappresenta una minaccia per la tenuta del progetto europeo.
È parte della sua realizzazione – ha spiega il capo del governo – L’Italia sostiene l’apertura immediata dei negoziati di adesione con l’Albania e con la Macedonia del Nord, in linea con la decisione assunta dal Consiglio Europeo nel marzo 2020. Vogliamo dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all’ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l’Ucraina nell’Ue. L’integrazione europea è l’alleato migliore che abbiamo per affrontare le sfide che la storia ci pone davanti. Oggi, come in tutti gli snodi decisivi dal dopoguerra in poi, servono determinazione, visione, unità”.
Tetto al prezzo del gas
Parlando della crisi energetica, scaturita dal conflitto in Ucraina, che ha messo in evidenza la dipendenza dell’Europa, ed in particolare dell’Italia, da Mosca, Draghi ha sottolineato la necessità di mettere un tetto al prezzo del gas.
“Sin dall’inizio della crisi, l’Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. Mosca vende all’Ue quasi due terzi delle sue esportazioni, in larga parte tramite gasdotti che non possono essere riorientati verso altri acquirenti”. “La nostra proposta – ha spiegato Draghi – consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie. Questa misura consentirebbe di diminuire le somme che ogni giorno inviamo a Putin, e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare”.