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Lavoro in team: le buone abitudini che lo rendono più efficiente

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I team di lavoro funzionano bene se i manager sanno equilibrare i comportamenti dei membri

 

“Quasi tutte le scelte che compiamo ogni giorno potrebbero sembrarci il prodotto di decisioni ben ponderate, ma non è così. Sono abitudini”.

È il quanto afferma Charles Duhigg, premio Pulitzer e redattore del New Yorker Magazine che, nel celebre bestseller The Power of Habit, ha esplorato a fondo il meccanismo di attivazione e funzionamento delle abitudini, suggerendo che possiamo esercitare su di esse più controllo di quanto crediamo. In attesa di ascoltarlo al prossimo Leadership Forum, gli ho rivolto alcune domande sugli importanti risvolti che le abitudini hanno sulle performance e sulle dinamiche organizzative aziendali.

 

Negli ultimi due anni, le nostre abitudini sono cambiate drasticamente, sia in ambito personale, sia in ambito professionale: quali resteranno? Di quali ci libereremo?

“La pandemia e la quarantena sono stati eventi drammatici, ma come tutte le crisi hanno anche creato opportunità: quelle di sperimentare con le modalità di lavoro tradizionali, di vedere cosa succede quando siamo sottoposti a nuovi input, di ripensare al tipo di vita e di abitudini che vogliamo davvero.

Difficilmente, credo, torneremo alla vita di prima. Non solo le cose sono cambiate, ma soprattutto molte persone hanno realizzato gradualmente che vogliono vivere diversamente. Nel futuro vedo una crescente esigenza, da parte dei collaboratori, di autonomia e di possibilità di lavorare da remoto. Inoltre, prevedo un nuovo approccio anche alla vita sociale: molte persone, che hanno imparato ad apprezzare lo stare in casa, lo faranno più spesso. Altri aumenteranno il tempo trascorso fuori.

In ogni caso, credo che in generale tutti usciremo dalla pandemia con una maggior consapevolezza di quanto controllo ciascuno di noi può esercitare sui propri comportamenti. Tutti abbiamo visto quanto siamo in grado di trasformarci quando il mondo cambia e porteremo di certo con noi questa nuova competenza”.

 

Quali sono le abitudini più dannose che tendono a svilupparsi in ambito aziendale? Quali, al contrario, sarebbe bene implementare per creare un ambiente di lavoro più prolifico e salutare?

“Le abitudini più dannose sono sempre quelle di cui non ci rendiamo conto, che si instaurano senza il nostro consenso, che mettono i reparti uno contro l’altro, che scoraggiano le prestazioni individuali per favorire le politiche aziendali, che non consentono alle persone di dare il meglio di sé. Non si tratta di abitudini che i dirigenti generano di proposito ma di consuetudini che emergono a volte quasi per caso. Per questo motivo, la cosa più importante per un leader è riflettere su come progettare e dare forma alle abitudini all’interno dell’azienda, ragionare su come si può creare un contesto sano, sull’importanza di formare i collaboratori affinché essi stessi sviluppino capacità manageriali, in modo che le giuste abitudini aziendali emergano sotto la spinta di questa intenzionalità, invece che per il susseguirsi di circostanze. In ogni azienda ci sono abitudini. Si tratta di capire se sono stati i manager a modellarle o se sono emerse e proliferate in maniera incontrollata”.

 

Qual è il legame tra abitudini e performance della squadra? In che modo i leader aziendali possono favorire abitudini nuove e positive all’interno delle loro aziende?

“Le performance dei team dipendono in larga parte dalle abitudini. Basta pensare a cosa succede durante una riunione: ci si interrompe l’un l’altro? Si dà agli altri modo di parlare? Ci sono persone che monopolizzano la conversazione? I membri del team cercano di imporre le proprie idee? Non c’è una sola risposta per spiegare le abitudini giuste per un team: alcuni sono stimolati dalla vivacità, altri danno il meglio di sé in un ambiente di gentilezza. Ciò che è veramente importante è implementare abitudini che creino, per il team, una condizione di sicurezza psicologica. La sicurezza psicologica è la condizione per cui ciascuno si sente sicuro e a proprio agio a esprimersi durante una riunione, sapendo che ciò che dice non sarà utilizzato a suo sfavore, prima o poi. È una condizione che può verificarsi solo quando tutti conoscono e condividono le regole, le norme e le abitudini del team e sanno come rispettarle.

Due tra i fattori più importanti, in ambito professionale, sono l’autonomia e la voce: per dare il meglio, dobbiamo essere nelle condizioni di poterci esprimere liberamente. Per questo tra le abitudini di un team non può mancare quella a rendere più facile per gli altri esporsi ed esprimersi”.

 

di Marcello Mancini

Fondatore e amministratore delegato di Roi Group, società che acquisisce, elabora e produce conoscenza attraverso l’editoria ed eventi informativi. 

Il premio Pulitzer Charles Duhigg sarà ospite del Leadership Forum organizzato da Performance Strategies che si svolgerà il 26 e il 27 ottobre a Milano. Per informazioni: Leadership Forum