L’inflazione USA continua a scottare nonostante una leggera frenata. L’indice dei prezzi al consumo cresce dell’ 8,3% ad Aprile rispetto al +8,5% di marzo, in rallentamento anche su base mensile + 0,3% contro +1,2 a di Marzo.
Secondo il Dipartimento del Lavoro USA l’indice core, purificato dalle componenti energetiche e alimentari, tra i preferiti della Fed, sale del 6,2% su base annua e dello 0,6% su base mensile in lieve aumento rispetto allo 0,3% del mese precedente.
Inflazione Usa, le prossime mosse della Fed
Per calmierare i prezzi la Fed a Marzo ha iniziato un percorso di rialzo dei tassi di interesse insieme al processo di QT (Quantitative Tightening) che dovrebbe effettivamente partire a Giugno, ovvero la riduzione dei titoli di Stato e Mortgage-Backed Securities che si trovano nell’enorme bilancio della FED, attualmente pari a 9 trilioni di dollari. In altre parole un forte ritiro di liquidità dai mercati che potrebbe causare ulteriori pressioni sull’equity già ai minimi da inizio anno.
In termini di economia reale può la FED abbassare le pressioni inflazionistiche evitando una recessione tecnica? Proprio a riguardo del percorso sui rialzi dei tassi, ieri Loretta Mester (Presidente della Fed di Cleveland) ha rimarcato come la Fed stia valutando un incremento di mezzo punto percentuale a giugno (e luglio), per poi valutare gli effetti e bilanciare le prossime mosse a seconda dei dati ricevuti. Sulle preoccupazioni degli effetti collaterali di un rialzo dei tassi, Christopher Waller (Direttore di ricerca della Fed di St. Louis) ha riportato come un rialzo non stia generando un grande impatto sulla disoccupazione.
Tornando sui dati dell’inflazione il prezzo degli alimentari ad Aprile su base mensile è cresciuto dello 0,9% rispetto al +1% di Marzo i prezzi dell’energia in calo del 2,7 rispetto al +11% del mese precedente i prezzi delle macchine usate in calo dello 0,4% rispetto a -11% di Marzo, i prezzi dei servizi ad Aprile segnano +0,7% rispetto allo 0,6% dato precedente.
In calo i salari negli Stati Uniti, la paga media all’ora in calo del 2,6% a/a e la paga media settimanale in calo del 3,4% a/a, dunque nonostante il rallentamento dell’inflazione rispetto al mese precedente il potere d’acquisto degli americani continua a calare.
Secondo Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, “il rallentamento nella corsa verso l’alto dei prezzi lascerà ancora tanti dubbi all’interno della commissione operativa della Federal Reserve su quali azioni compiere nei prossimi meeting. I dati confermano che le pressioni inflazionistiche continuano a essere molto forti e che serve una scelta molto aggressiva da parte del FOMC in termini di rialzi dei tassi.
Le cifre sull’inflazione aumenteranno le possibilità che i membri del braccio armato della FED possano intervenire anche con un rialzo di 75 bps nel meeting di giugno. La decisione, a nostro avviso sarà presa dopo il 27 maggio, quando ci sarà la pubblicazione dell’indice PCE core (principale misura di inflazione utilizzata dalla FED)”.
La reazione dei mercati
I futures di Wall Street tornano sotto la parità dopo i dati sull’inflazione Usa e preannunciano un avvio di seduta contrastato per Wall Street.
Nel complesso il Nasdaq Composite ha segnato un calo del 25% da inizio anno, l’indice più penalizzato dalle politiche restrittive della FED, l’S&P 500 ed il Dow Jones registrano una correzione, -16% e -12%, rispettivamente da inizio anno.