Inizia la ritirata delle banche europee dalla Russia. Mentre la francese SocGen ha comunicato ieri la vendita dei suoi asset russi, si infittiscono i rumors su una possibile cessione delle attività russe di Unicredit. Secondo quanto riporta l’agenzia americana Bloomberg, il gruppo bancario guidato da Andrea Orcel sarebbe stato contattato da acquirenti interessati ad acquistare la controllata russa di piazza Gae Aulenti (Unicredit Bank, che in Russia detiene poco più dell’1% del mercato). In particolare, la banca avrebbe attirato l’interesse non richiesto di istituzioni finanziarie e società interessate a ottenere una licenza bancaria all’interno della Russia. Bloomberg fa notare che si tratta ancora di confronti preliminari e che, data la situazione geopolitica, potrebbero anche fallire.
Partita difficile. Ma il titolo corre
Di sicuro la partita russa è tutt’altro che semplice. Lo stesso Orcel, pochi giorni fa parlando con i giornalisti, in occasione della diffusione della trimestrale aveva fatto notare che le svalutazioni e gli accantonamenti effettuati da UniCredit sul Paese mettono l’istituto nella posizione di poter valutare senza fretta ‘tutte le opzioni senza ulteriori impatti sul nostro capitale’.
“Possiamo valutare ed eseguire le migliori soluzioni sulla nostra presenza in Russia nell’interesse di tutti i nostri stakeholder”, ha aggiunto. Orcel aveva ribadito che “l’uscita dal Paese è complicato e soluzioni alla nostra posizione sono complicate”, ma che “come banca occidentale abbiamo molto chiara la posizione che abbiamo preso e cosa i nostri stakeholder vogliono fare sulla Russia”. “Se guardate quanti hanno dichiarato di voler uscire dalla Russia e quanti l’hanno fatto davvero la lista è molto corta perché è molto complicato”, aveva concluso.
In realtà, tra le altre banche più esposte in Russia, la francese SocGen (Société Générale), ha comunicato ieri di aver accettato di vendere la sua controllata russa Rosbank Pjsc a Interros Capital, società d’investimento fondata dall’oligarca Vladimir Potanin. Mentre l’austriaca Raiffeisen di recente ha fatto sapere di essere stata avvicinata da acquirenti non richiesti.
Se non va in porto la cessione, quali sono le altre strade?
Se la cessione di Unicredit non dovesse concretizzarsi, altre strade potrebbero essere considerate. A partire da una chiusura delle attività con costi rilevanti e con una tempistica lunga. Un’ipotesi, questa, da evitare. Oppure la nazionalizzazione da parte di Mosca degli istituti di credito. Al momento, però, non sembra che questa sia la priorità da parte del Cremlino.
Unicredit ha indicato di avere ridotto l’esposizione sulla Russia di 2 miliardi di euro e di aver effettuato rettifiche per 1,3 miliardi.
Che l’operazione si concretizzi resta da vedere. Quello che appare certo al momento è che la notizia, insieme all’annuncio del via al piano di buy-back, ha messo il turbo al titolo: ieri le azioni di Unicredit hanno chiuso le contrattazioni con un rialzo superiore ai 10 punti percentuali. Oggi il titolo è in flessione, in linea con il resto del mercato. E il saldo da inizio anno resta pesante: -32%.