Se ne parla da anni, ma nelle ultimi tempi il dibattito sul Reddito minimo universale è tornato sotto i riflettori per via dei riflessi negativi che la pandemia ha lasciato sull’economia italiana (e non solo). Attualmente è in corso una raccolta di firme a livello europeo per indire un referendum sulla sua erogazione. La scadenza è fissata al 25 giugno 2022. Affinché la proposta venga accolta, è necessario raggiungere determinate soglie, differenti per ciascun paese a seconda del numero di membri propri presso il Parlamento Europeo. Finora solo due paesi sui sette richiesti sono riusciti a farlo (Slovenia e Italia). Inoltre, è fondamentale che il totale dei votanti nell’Unione Europea nel complesso raggiunga il milione.
Ma che cosa è Reddito minimo universale (RMI)?
Il Reddito minimo universale è una misura che garantirebbe a tutti i cittadini di un Paese, in maniera universale ed incondizionata, un reddito di base.L’obiettivo di una politica di questo tipo è quello di assicurare a chiunque una soglia di sussistenza minima, per fronteggiare le spese quotidiane e cercare di diminuire le disparità economico-sociali presenti all’interno di una nazione.
I sostenitori di questa misura pensano che sia il mezzo più efficace per porre fine alla povertà. In altre parti del mondo dove è già realtà, come in Finlandia coloro che hanno ricevuto il reddito base universale hanno ripreso a studiare volontariamente, si sono formati acquisendo maggiori competenze. Ma non tutti sono convinti che tale misura otterrebbe i risultati sperati.
Pro e contro il Reddito minimo universale
Premesso che, quella del reddito universale, è una misura che divide in due gli esperti, vediamo nel dettaglio le argomentazioni a favore e contro tale misura.
Tra le argomentazioni a favore del Reddito minimo universale:
- aiuterebbe a ridurre le diseguaglianze economiche e sociali, stimolando i consumi di base e consentendo spese essenziali e redistributive quali la formazione scolastica;
- contrasterebbe inoltre l’emorragia occupazionale che ci si attende con l’avvento della digitalizzazione e la conseguente obsolescenza delle capacità lavorative di buona parte della popolazione mondiale;
- spingerebbe le persone ad impegnarsi nella ricerca di un posto di lavoro che li appaghi, con un salario migliore, perché non costretti ad accettare qualsiasi posto di lavoro pur di far fronte alle incombenze di tutti i giorni;
Argomentazioni contro:
- offrendo un reddito a tutti a prescindere dal reddito, non aiuterebbe nessuno, lasciando le diseguaglianze immutate;
- causerebbe un rialzo della ricchezza globale, che provocherebbe un aumento dell’inflazione con risultato finale che andrebbe ad annullare l’effetto di questa politica;
- disincentiverebbe la ricerca del lavoro.
Le differenze con il reddito di cittadinanza
Ricordiamo che in Italia solo in tempi più recenti si è avviato un percorso che mira a garantire un reddito minimo agli individui al fine di contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Il reddito di cittadinanza, introdotto dalla legge n. 26/2019, rispetto all’idea di reddito minimo universale, è condizionato all’adesione di un programma di reinserimento lavorativo al fine di collegare la funzione di sostegno al reddito. Una volta impiegato, quindi, il contribuente non ha più diritto a ricevere l’aiuto statale.