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Credit Suisse, rumor su nozze con State Street

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Il gruppo finanziario americano State Street potrebbe acquisire il colosso bancario svizzero Credit Suisse. E’ il portale finanziario Inside Paradeplatz, citando una fonte anonima vicina al dossier, a riportare la notizia secondo cui State Street prevede un’offerta di rilevamento della grande banca elvetica per un ammontare di 9 franchi per azione.

Credit Suisse nel mirino di State Street

Con tale offerta Credit Suisse, specializzato nella gestione di grandi patrimoni, aumenterebbe di valore a 23 miliardi di franchi e l’acquisizione – imminente stando alla fonte – verrebbe effettuata tramite un’operazione amichevole.

Non risponderemo alla notizia – ha detto un portavoce a Bloomberg – Come abbiamo discusso in precedenza, siamo concentrati sulla acquisizione pendente delle attività di Investor Services di Brown Brothers Harriman”.

“Per molte ragioni, consideriamo questa combinazione altamente improbabile, in base ai livelli di capitale, all’accordo BBH in sospeso di State Street e alla pletora di sfide legali e commerciali in corso di Credit Suisse”, ha scritto Ken Usdin, analista di Jefferies, in una nota ai clienti.

Thomas Gottstein, Ceo di Credit Suisse, ha definito “davvero stupide” le domande in merito a una potenziale offerta di acquisizione da parte del gigante finanziario statunitense State Street, non rispondendo dopo che ieri indiscrezioni sull’operazione hanno creato una breve impennata per il titolo.

“Non commentiamo mai su indiscrezioni. E mio padre una volta mi ha dato un consiglio: per le domande davvero stupide, è meglio non rispondere affatto”, ha detto Gottstein, rispondendo a una domanda sulla questione durante la Goldman Sachs European Financials Conference. “Quindi credo che ascolterò il consiglio di mio padre”, ha aggiunto.

Cosa fanno i due istituti

State Street è un colosso dei servizi finanziari con sede a Boston e che ha in organico 39.500 dipendenti. I patrimoni amministrati sono ammontati lo scorso anno a 4.100 miliardi di dollari (circa 4000 miliardi di franchi). I suoi ricavi si sono attestati a 12 miliardi e l’utile netto a 2,7 miliardi. L’istituto è presente a Zurigo dal 1998 con una filiale che dispone di una licenza bancaria rilasciatale dall’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA). Tale succursale è diretta da Dagmar Kamber Borens, che ha fatto carriera presso UBS e Credit Suisse, ha ricordato Inside Paradeplatz.

Ieri Credit Suisse ha lanciato l’ennesimo profit warning sui conti del secondo trimestre prevedendo una perdita trimestrale citando gli effetti della guerra in Ucraina e del ciclo di rialzo dei tassi.

Per Credit Suisse la combinazione dell’attuale situazione geopolitica, la “significativa stretta alla politica monetaria da parte delle principali banche centrali in risposta al sostanziale aumento dell’inflazione e la revoca delle misure di stimolo legate al Covid-19”, hanno portato a “un’accentuata volatilità del mercato, a deboli flussi di clienti e a una continua riduzione della leva finanziaria da parte dei clienti, in particolare nella regione Apac (Asia Pacifico). Negli ultimi sei mesi il titolo del gruppo svizzero, scosso da una serie di guai come il caso Archegos, ha perso il 25%.