Sul piano geopolitico, il proseguimento dell’aggressione russa sul territorio dell’Ucraina orientale e la formalizzazione della domanda di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia hanno contribuito a mantenere l’instabilità. A livello macroeconomico, i segnali di rallentamento dell’attività economica si sono moltiplicati con il calo della fiducia dei consumatori e degli indici complessivi di attività su entrambe le sponde dell’Atlantico.
In questo contesto, la Commissione Europea ha rivisto le proprie previsioni di crescita al ribasso del +2,7% per il 2022 e del +2,3% per il 2023. Inoltre, a fronte di elevati livelli di inflazione, le banche centrali americana e inglese hanno aumentato i tassi di riferimento rispettivamente di +50 punti base (pb) e +25 pb, mentre la Banca centrale europea (Bce) li mantiene per il momento invariati, ma ha annunciato la fine del Quantitative Easing e un primo rialzo dei tassi a partire da luglio.
L’unico aspetto positivo di questo periodo è stato che il governo cinese ha annunciato un allentamento delle restrizioni e una graduale ripresa delle attività a Shanghai e Pechino.
Calo dei livelli delle valutazioni dei titoli più esposti alla crescita
I mercati, con i recenti ribassi, sono ormai tornati su valutazioni che non sono più a premio sulla media storica. Il gap tra il quintile più caro e quello più economico si è lievemente ridotto: le valutazioni dei titoli più esposti alla crescita (growth) sono calate, mentre quelli più economici sono rimasti generalmente allineati alla media storica. Quindi sui mercati si è avuta una correzione sui titoli più esposti al rialzo dei tassi.
Per questo noi abbiamo ribilanciato il portafoglio, per non essere solo esposti alle società di qualità (più esposte al tema della crescita), che prediligiamo, ma aggiungere anche titoli più convenienti che potevano beneficiare di una correzione del mercato. Per esempio, le banche, che fino a febbraio hanno giocato la loro parte, poi hanno perso un po’ di performance a causa dei timori per il rallentamento della crescita mondiale.
Polarizzazione growth-value ancora in atto
Quel che era value prima lo è ancora oggi, anzi forse di più: basta considerare che il value include dei titoli petroliferi che, nel breve, hanno beneficiato del rialzo del prezzo del petrolio, facendo in modo che l’aumento degli utili legato al rally del petrolio sia stato maggiore del rialzo visto in Borsa. Forse i petroliferi sono ancora più a buon mercato. Il problema è che sono legati a un fenomeno su cui non abbiamo visibilità, cioè le oscillazioni del prezzo del petrolio. Basterebbe che si sistemasse un po’ la situazione geopolitica, che l’Arabia Saudita aprisse un po’ i rubinetti, e il prezzo del petrolio tornerebbe sotto i 100 dollari. Per un gestore è difficile in quanto tutto questo è fuori dal suo controllo.
In Italia abbiamo delle problematiche un po’ diverse: ci sono delle società che fanno fronte alla sfida del cambiamento climatico, che nel medio periodo avrà per loro un costo enorme. Avranno l’obbligo di limitare gli attuali profitti per investire nella transizione energetica e non tutte hanno fatto le stesse scelte.
La transizione energetica resta per noi un tema d’investimento chiave
Prima gli investimenti nella transizione energetica si facevano per lottare contro il cambiamento climatico, ma ora con la guerra in Ucraina ci siamo accorti che si tratta anche di una questione di sovranità. Se vogliamo essere davvero indipendenti, dobbiamo avere l’indipendenza energetica. Quindi investimenti come quelli previsti nel piano NextGenerationEU oggi sono ancora più importanti. E questo ci rende fiduciosi che il tema della transizione energetica, sul quale già avevamo puntato, rimanga un tema d’investimento molto forte e molto visibile, non solo legato ai criteri ESG, ma anche a una questione di indipendenza degli Stati.
Le ripercussioni della guerra e i rialzi dei tassi tra le maggiori preoccupazioni
Nelle prossime settimane gli investitori dovrebbero rimanere concentrati sull’evoluzione del conflitto russo-ucraino e sulle sue ripercussioni a seguito del blocco delle risorse alimentari ucraine e degli annunci di un embargo sulle esportazioni di energia da parte della Russia. Anche l’inasprimento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali al fine di combattere livelli record di inflazione sarà un importante punto di attenzione, visti i rischi che ciò comporta per la crescita economica mondiale. Questi elementi avranno un impatto significativo sull’andamento dei mercati azionari e sugli stili (value/growth).
La volatilità dovrebbe rimanere elevata in questo periodo di tensione e scarsa visibilità. Riteniamo più che mai importante mantenere una buona diversificazione del portafoglio per poter affrontare tutti gli scenari. Rimaniamo fedeli alla nostra strategia di investimento concentrandoci su società che combinano la capacità di adeguare i prezzi, visibilità e/o prospettive di crescita attraverso l’esposizione a temi di lungo periodo, nonché una solida struttura finanziaria.
Sul medio periodo riteniamo che la strategia migliore sia quella di avere un piano di accumulo (Pac), specie se si vuole investire in un prodotto come il PIR che ha un orizzonte di cinque anni.