Torna a salire il prezzo del gas, complice il taglio del 40%, a 100 milioni di metri cubi al giorno, dei flussi da parte di Gazprom attraverso il gasdotto Nord Stream: potrà erogare 100 milioni di metri cubi di gas al giorno contro i 167 milioni finora recapitati dal gasdotto russo.
Una decisione legata, ufficialmente, alla mancanza di una turbina della Siemens – bloccata dalle sanzioni – ma che ha spaventato l’Europa ed i mercati: il gas europeo è schizzato subito dopo la notizia, ed ha concluso la giornata di ieri in forte rialzo a 97 euro (+16,3%) per megawattora, dopo aver superato nel corso della giornata, ad Amsterdam, picchi di 100 euro. Secondo quanto scrive il principale quotidiano finanziario tedesco, Handelsblatt, la riduzione è già scattata: con una consegna di 112 milioni di metri cubi attraverso il gasdotto.
Gazprom ha intanto ridotto del 15% le forniture di gas odierne a Eni. Le ragioni della diminuzione non sono state al momento notificate.
“Eni ha ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi dal proprio fornitore russo relativamente all’approvvigionamento gas verso l’Italia. Eni continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione e comunicherà eventuali aggiornamenti” si legge sulla piattaforma di infomazioni privilegiate (pip) per il monitoraggio Remit del Gestore dei mercati energetici.
Arera: “Caro gas destinato a continuare, extraprofitti ai consumatori”
In una giornata nera per i consumatori, l’Arera (l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente), in linea con l’Ue, ha spiegato che sarà difficile che i prezzi dell’energia possano tornare a breve a livelli più contenuti, e lo dimostrano sia l’escalation della benzina, che ha sfondato i due euro al litro aumentando in una settimana di 7 centesimi, sia la quotazione del gas, arrivata fin sopra i cento euro ad Amsterdam (i livelli di maggio).
In un contesto del genere, l’Authority ha spiegato che eventuali “extraprofitti” devono andare agli utenti finali perché è su di loro ricadono “tutti i costi e i margini che si generano lungo la filiera”.
Anche la Commissione Europea, il 18 maggio scorso, ha indicato la possibilità per gli Stati membri di estendere, “in via eccezionale e per periodi di tempo limitati, la possibilità di riallocare ricavi infra-marginali eccezionalmente elevati per sostenere i consumatori”. Famiglie, soprattutto quelle meno abbienti e più vulnerabili, ma anche piccole imprese sopraffatte dall’impennata dei prezzi a cui gli aiuti dati dal governo non bastano più.
Sulla benzina poi “è emergenza nazionale”, denuncia l’Unione nazionale consumatori, secondo cui “il governo deve bloccare le speculazioni mettendo un tetto ai prezzi o, meglio ancora, tornando ai prezzi amministrati fino a che non sarà finita questa escalation pericolosissima. Non può aspettare la scadenza dell’8 luglio” per il taglio dell’accisa, ma deve alzarne “subito la riduzione di almeno altri 10 cent e ridurre l’Iva dal 22 al 10%”, afferma il presidente Massimiliano Dona, per il quale in una settimana per un pieno sono serviti 3,7 euro in piu’ .