(9Colonne) – Roma, 8 mar – Secondo l’ufficio anti-frodi dell’Unione europea (Olaf) le società cinesi causano perdite al fisco pari a circa 60 milioni di euro esportando illegalmente aglio attraverso operazioni di triangolazione che simulano una falsa origine del prodotto in paesi come Giordania, Serbia, Turchia ed Egitto. E in effetti è assai significativo che la Turchia, che in passato non figurava tra i fornitori italiani, abbia esportato in Italia oltre 6 tonnellate di aglio nell’ultimo semestre del 2006 e che gli arrivi dall’Egitto abbiano fatto registrare un aumento record del 40 per cento. Ora in Italia quasi uno spicchio su due consumato in cucina è straniero, nonostante l’aglio sia una delle più importanti produzioni agricole del nostro paese. Il deputato Marco Lion (Verdi) ha sollevato il caso in Parlamento, chiedendo al ministro delle politiche agricole “quali iniziative intende assumere per reprimere il fenomeno dell’importazione illegale di aglio extracomunitario, segnatamente di quello cinese”.