Sullo sblocco dei porti ucraini, Draghi sostiene che “quello che occorre fare è molto complesso, assicurare l’uscita delle navi dai porti ucraini, sminarli e custodire l’uscita di queste navi attraverso Paesi terzi”. E ha poi ribadito che “l’unica soluzione possibile è una risoluzione delle Nazioni Unite. L’Italia non può che avere un ruolo sotto l’egida delle Nazioni Unite. Le capacità dell’Italia nello sminamento dei porti sono note”, ma non è il momento di azioni di un singolo Paese, ha osservato Draghi, sottolineando che in questa situazione “è ora che si riscopra il ruolo delle Nazioni Unite”.
Crisi Ucraina, nessuno spiraglio per la pace. Come è andato l’incontro tra i leader europei e Zelensky
Dal sostegno militare all’esercito ucraino alle possibilità di una ripresa delle trattative con la Russia passando per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Questi i punti chiave affrontati ieri nello storico incontro a Kiev tra i tre leader europei Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodimyr Zelensky.
“Oggi non ci sono state richieste da Zelensky di nuove armi. Ha descritto la situazione com’é, una situazione che sta diventando critica”, ha raccontato il premier italiano Mario Draghi, spiegando che “Noi oggi siamo qui per questo, per aiutare l’Ucraina a ricostruire il suo futuro. Vogliamo la pace, ma l’Ucraina deve difendersi ed è l’Ucraina a dover scegliere la pace che vuole, quella che ritiene accettabile per il suo popolo. Solo così può essere una pace duratura”.
Un approccio condiviso anche dal presidente francese Macron, dopo le polemiche per le presunte aperture a Mosca. “Le modalità della pace non saranno decise che dall’Ucraina e dai loro rappresentanti. Francia e Germania – ha assicurato il leader dell’Eliseo – non negozieranno mai con la Russia alle spalle dell’Ucraina”.
L’accordo di pace con la Russia resta lontano
Un ritorno ai negoziati, con la premessa della “integrità territoriale” dell’Ucraina, resta però lontano.
“Al momento non si vedono margini, ma c’è un atteggiamento che è cambiato molto nelle ultime settimane” e “c’è un’iniziativa diplomatica mondiale che non c’era un mese fa”, ha detto Draghi, citando anche la telefonata di ieri tra Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping.
Al centro della missione anche gli sforzi per una soluzione alle crisi alimentare ed energetica legate al conflitto. Draghi ha parlato della riduzione di fornitura di gas dalla Russia: “Viene detto che i motivi del taglio delle forniture di gas siano tecnici e legati alle sanzioni. Per noi, come per la Germania, sono bugie. Da Mosca c’è un uso politico del gas e del grano. Noi siamo tranquilli, nell’immediato e per l’inverno, ma a questi prezzi gli stoccaggi diventano più difficili. Le forniture sono diminuite, l’Europa è in difficoltà e la Russia incassa come prima. E’ una strategia che va combattuta. In questo contesto acquista più forza la richiesta dell’Italia a un tetto al prezzo del gas“, ha aggiunto.
L’appoggio di Draghi all’ingresso dell’Ucraina in Europa
Sul tavolo delle discussioni anche l’ingresso dell’Ucraina nella Ue.
“Il messaggio più importante della nostra visita è che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue, vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo. Zelensky sa che è una strada da percorrere, non solo un passo” ha detto Draghi, lancia la lunga corsa dell’Ucraina verso il traguardo di Bruxelles.
“Siamo riusciti ad avere una posizione comune e proporre l’Ucraina come Paese candidato immediatamente, non è una conquista da poco. Noi cerchiamo l’unanimità nel Consiglio europeo, ma ci sono Paesi con posizioni diverse. Non siamo in condizione di promettere che questo sarà l’esito, ma siamo in condizione di promettere che questa sarà la nostra posizione”, ha spiegato Draghi in vista del vertice della prossima settimana.
L’eventualità dell’adesione di Kiev scatena però la reazione della Russia, che pure in passato aveva assicurato di non volersi opporre. Per il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, l’ingresso di Kiev violerebbe gli stessi criteri che l’Ue si è data. In ogni caso, ha aggiunto, i rapporti con l’Europa non sono più “tra le priorità” di Mosca.