di Fabrizio V. Catullo
Abbiamo speso miliardi negli ultimi 15 anni in incentivi alle energie rinnovabili. Eppure, l’Italia ancora non è indipendente dal gas russo e deve fare i conti con i prezzi energetici alle stelle, specie dopo la guerra Russia-Ucraina. Come è possibile?
1. La difficoltà di trovare posti adatti agli impianti di energie rinnovabili
Innanzitutto, occorre serve un’ampia disponibilità di terreni su cui istallare i pannelli solari (o l’eolico) senza deturpare il paesaggio o dissestarlo o sottrarlo ad altri impieghi proficui come quelli agricoli. Peccato sia difficilissimo trovare posti adatti. il governo del territorio (e quindi le decisioni su “se” e “dove” autorizzare l’installazione di impianti fotovoltaici) è materia riservata dalla Costituzione alla competenza concorrente Stato/Regioni. Questo alimenta la corruzione favorita dalle complessissime procedure per l’ottenimento di tali autorizzazioni che non individuano mai responsabili unici e chiari. In questa confusione è facile “rimpallare” le pratiche tra mille uffici statali e regionali. Il risultato è che le domande per impianti solari siano spesso o respinte o approvate dopo circa 7 anni quando va bene. Secondo Confindustria la media è 9 anni.
2. Il rimpallo tra uffici statali e regionali sulle energie rinnovabili
Le amministrazioni locali, come giunte regionali e comunali) hanno interesse a che la situazione rimanga così “ambigua” ed indefinita nelle responsabilità, in modo da tenere il controllo politico di un territorio. Si alimentano reti clientelari, per cui ad esempio le autorizzazioni a costruire sono ottenute in cambio di agevolazioni nelle campagna elettorale per le prossime elezioni.
3. L’effetto Nimby sulle energie rinnovabili e la ricerca del consenso
I cittadini, sobillati dalle organizzazioni ambientaliste, solitamente avversano la costrizione di nuovi impianti solari o eolici, lamentando il loro impatto sul paesaggio: è l’effetto Nimby (Not In My Back Yard). Cavalcando queste pulsioni, i politici locali ottengono consensi.
4. Il problema delle batterie
Sussiste poi un problema tecnico: le batterie. La creazione di grandi impianti solari che forniscano energia 24 ore su 24, quindi anche di notte quando il sole non c’è, richiedono batterie di grande dimensione e di grande efficienza che fino a pochi anni fa non esistevano.
5. Investimenti da ammortizzare
Le grandi aziende energetiche italiane, spinte dagli enormi incentivi statali ed europei ad investire in rinnovabili, hanno effettuato tali investimenti ma nel contempo hanno bisogno sempre di nuovi impianti tradizionali a gas per “coprire” gli impianti rinnovabili nei giorni o nelle ore in cui questi, per natura, non possono produrre energia. Le società energetiche hanno quindi enormi investimenti in energia fossile da ammortizzare e abbandonare impianti elettrici a gas a favore delle rinnovabili tutto in un colpo avrebbe significato perdere gli investimenti fatti in impianti tradizionali.
6. Incentivi europei al gas
Un altro incentivo a non abbandonare il gas viene dall’Ue, che per favorire al massimo la transazione ecologica ed il passaggio alle rinnovabili, permette a tutte le società produttrici di energia di venderla al prezzo di mercato fissato al mercato TTF olandese del gas megawattora. L’impatto dell’aumento dei prezzi del gas si è fatto sentire sulle tasche delle famiglie, ma meno sulle compagnie energetiche: sia perchè fissano il prezzo con contratti spesso ventennali con solo una piccola parte variabile, sia perchè quest’ultima parte è coperta dai future internazionali. Ciò significa un prezzo bloccato per circa 20 anni.
Una nuova politica estera sulle energie rinnovabili
Visto che per tutti questi motivi è difficile realizzare impianti di energia rinnovabile in Italia, ha senso dare una svolta alla politica estera italiana finora assente o remissiva: stringere accordi con i paesi del Nord Africa come l’Algeria o il Marocco, ma stavolta non per il solito inutile gas, come sta facendo anche l’attuale governo Draghi, bensì per installare modernissimi impianti solari che forniscano energia all’Italia e all’Europa. L’Italia potrebbe vendere addirittura energia ai paesi europei e al contempo frenare l’immigrazione dai paesi africani, perché tali accordi potrebbero portare benessere e occupazione in Africa, oltre che formazione qualificata e alta produttività del lavoro per gli italiani, impegnati nella produzione pannelli e tecnologie correlate. L’Italia potrebbe anche diventare improvvisamente un hub energetico per l’Europa intera e quindi un paese geopoliticamente dominante, come non è mai accaduto prima.
L’idea dei pannelli solari in Africa non è peregrina. La Statera Energy Ltd (società britannica di produzione energia) ed il governo inglese, già stanno facendo un accordo con il Marocco per un elettrodotto, che collegherà lo stato nord-africano con l’Inghilterra. Lo scopo, non dichiarato, potrebbe essere installare i pannelli solari inglesi nel deserto marocchino. Noi cosa stiamo aspettando?