Economia

Allarme siccità: da metà luglio carenza di frutta e verdura

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Non solo grano e mais. Ora a scarseggiare sulle nostre tavole potrebbero essere gli ortaggi e in tal caso non c’entra la guerra in Ucraina bensì la siccità che sta colpendo il nostro paese.

Dal 15 luglio si farà fatica a trovare ortaggi nei supermercati a causa dell’attuale crisi idrica che sta mettendo in ginocchio le coltivazioni del nostro Paese. Nella Piana del Fucino è già in atto un razionamento per la gestione delle riserve idriche e non saranno irrigati i campi questo sabato e domenica. Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, ha commentato:

“La mancanza di acqua ha causato una riduzione nella produzione di ortaggi del 25% rispetto al 2021, compromettendo la quantità di prodotti agroalimentari disponibili per le famiglie italiane. A causa della crisi idrica, i prodotti ortofrutticoli stanno subendo un rincaro rispetto a 20 giorni fa, con un incremento del 60% della lattuga o dell’80% per la zucchina. A soffrire di questa situazione sono in primis i produttori e gli operatori dei mercati che subiscono l’aumento dei prezzi delle materie prime e di acquisto del prodotto e che al contempo non possono intervenire su quello di vendita”.

Le difficoltà delle regioni italiane per la siccità

La situazione è critica in diverse regioni: dal Piemonte alle Marche. Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, ha spiegato:

“In questo momento abbiamo 175 comuni del Piemonte, 36 in Lombardia e 14 in Emilia Romagna che sono serviti dalla Protezione Civile per quanto riguarda il servizio di acqua idro potabile ma c’è allarme rosso per agricoltura e allevamenti soprattutto al Nord e al Centro. Il Sud vive una carenza d’acqua oramai endemica”.

Dal canto suo, il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha aggiunto:

“Venerdì scorso ho chiesto al Governo lo stato di emergenza, ieri l’ho reclamato: il capo della Protezione Civile ci ha detto che i numeri del Piemonte e della Lombardia sono già da stato di emergenza”, aggiungendo che, in attesa dei parametri delle altre regioni, “si parta almeno in modo parziale da chi, come noi, già 7 giorni fa ha anticipato i tempi”.

Il commento della Coldiretti

Con la morsa della siccità che non si allenta, mentre crescono esponenzialmente i danni alle colture e le misure di restrizione sull’uso dell’acqua, occorre accelerare sulla dichiarazione dello stato di emergenza nei territori più colpiti, ma anche e soprattutto sulla realizzazione di un piano per i bacini di accumulo, poiché solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro le riserve idriche necessarie. Così chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini dopo l’annuncio della decisione di istituire un coordinamento tra i Ministeri e la Protezione Civile per fronteggiare l’allarme siccità su più fronti, infrastrutturale, competenze regionali, eventuali ristori.

“La situazione nei territori e le previsioni meteo per i prossimi giorni rendono sempre più evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo. Raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana e potremmo arrivare al 50%, evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo soffrendo anche quest’anno. L’Italia ha bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola che in presenza di acqua potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale per garantire cibo al Paese. Ma per fare ciò è necessario che la questione sia trattata per quella che è, cioè una vera e propria emergenza nazionale, velocizzando le autorizzazioni burocratiche come fatto, ad esempio, per il caso del Ponte Morandi a Genova. Solo in questo caso sarà possibile dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini.

Nei campi il conto dei danni della siccità è salito a 3 miliardi di euro, secondo una stima Coldiretti, con i raccolti i raccolti bruciati sui terreni senz’acqua mentre esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo.

“Quanto allo stato di emergenza, che avevamo chiesto nei giorni scorsi con una lettera al premier Mario Draghi e che le Regioni hanno condiviso, serve l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”, conclude Prandini.