Nonostante la brusca correzione di mercato già registrata quest’anno, possiamo individuare tre motivi per i quali ci sembra opportuno ritenere che il contesto resterà negativo e che sia dunque meglio mantenere un moderato sottopeso azionario per i prossimi 6-12 mesi:
- l’inversione di politiche accomodanti in materia monetaria e fiscale;
- un’inflazione ostinatamente elevata;
- il rischio di utili e multipli societari più modesti.
Il mercato azionario statunitense, dove le valutazioni restano ancora piuttosto elevate, potrebbe sentirsi abbandonato dalla Federal Reserve: il presidente Powell ha lasciato chiaramente intendere che la banca centrale non correrà in soccorso al mercato, e che sottoporrà l’economia a prove di inflazione sul lungo termine prima di adottare un atteggiamento meno aggressivo. D’altra parte, gli Stati Uniti versavano in buone condizioni all’inizio di questo periodo difficile e il Giappone presenta il vantaggio di valutazioni interessanti. Pertanto, preferiamo mantenere un’esposizione moderatamente sottopesata all’azionario, piuttosto che totalmente sottopesata, e prediligiamo Stati Uniti e Giappone rispetto a Europa e Paesi emergenti.
Le prospettive per il Giappone
Le valutazioni giapponesi sono le migliori tra quelle delle principali regioni dei mercati sviluppati e la valuta debole del Paese rappresenta un vantaggio. A differenza di molti suoi pari, il Giappone dovrebbe trarre vantaggio dall’inflazione più elevata, a causa della deflazione che ha interessato il Paese per lunghissimo tempo e del suo mercato trascurato dagli investitori globali.
Data inoltre la posizione salda della Banca del Giappone nella sua difesa del controllo della curva dei rendimenti nonostante gli inasprimenti da parte delle altre banche centrali, il Giappone presenta una politica monetaria più favorevole rispetto ad altre regioni. Ci aspettiamo quindi che le azioni giapponesi continuino a registrare la sovraperformance che le ha caratterizzate fin da inizio anno rispetto alle altre regioni in termini di valuta locale.
Le azioni di Usa, Europa e paesi emergenti
I titoli azionari statunitensi hanno risentito in modo particolarmente accentuato della recente correzione per via dell’orientamento a favore di titoli growth tecnologici e costosi, caratterizzati per natura da una duration più elevata. Questo repricing potrebbe non essere ancora terminato, ma in un contesto di rischi per la crescita globale, il mercato statunitense potrebbe avere un vantaggio, essendo per natura relativamente più difensivo rispetto ad altre regioni.
L’Europa ha un vantaggio maggiore rispetto al ciclo globale e un contesto di crescita più fragile per via delle difficoltà della Cina. Manteniamo un posizionamento moderatamente sottopesato sulla regione, dato che le condizioni finanziarie più rigorose iniziano ad avere un impatto sugli indici dei responsabili degli acquisti.
Anche se le valutazioni dei Paesi emergenti sono modeste, la Cina deve far fronte a incertezze potenzialmente prolungate relative al Covid e ai quadri normativi. Questo contesto si traduce in premi al rischio elevati, ma manca un fattore di innesco in grado di invertire la performance. Anche altri importanti mercati emergenti nella regione asiatica devono far fronte a varie difficoltà, tra le quali la ciclicità globale (Corea e Taiwan) e il costo elevato dell’energia (India). Per quel che concerne l’azionario dei mercati emergenti, prediligiamo l’America Latina per via dell’esposizione della regione alle materie prime.