(9Colonne) – Roma, 13 mar – “Troppo film in queste pubblicità”. Non siamo proprio arrivati a pronunciare questa frase, comodamente sprofondati in poltrona in pieno “prime time”, ma poco ci manca. Questo perché, all’italiano medio, la pubblicità piace, e anche parecchio. Gli spettatori italiani sembrano infatti non essere più di tanto infastiditi dagli spot che interrompono a ogni piè sospinto le trasmissioni televisive, a patto che non si presentino però in quantità esagerata. Amanti, dunque, ma non bulimici di spot. Analizzando i risultati di una ricerca Ipsos resi noti oggi il quadro che emerge è di un pubblico favorevole al mondo dell’“advertising” anche se molto critico ed estremamente diversificato a seconda delle fasce d’età: l’entusiasmo contraddistinguerebbe infatti i più giovani e si spegnerebbe, tramutandosi in aspre critiche, nei “telesclusivi”, generalmente anziani poco acculturati e dipendenti dal mezzo di comunicazione. Sembra insomma che l’imprinting dato da Carosello alla tv alla sua nascita abbia segnato in modo indelebile la mente dello spettatore-tipo italiano, che non si lamenta come forse ci si aspetterebbe davanti all’irruzione di lamette o farmaci gastro-intestinali nel bel mezzo della scena topica di un cult qualunque. “Piacevole e bella”, “utile per il consumatore”, “curata”, “convincente” e “originale” è infatti il ritratto che i 1.400 maggiorenni intervistati hanno fatto della pubblicità d’oggigiorno, promotrice e anticipatrice dei cambiamenti della società, innovativa, fuori dall’ordinario ma, a sorpresa, giudicata anche sostanzialmente più noiosa degli spot di un tempo.