Dallo scorso 30 giugno è scattato l’obbligo di Pos non solo per i commercianti, ma per tutti coloro che offrono prodotti e servizi al pubblico (medici, tassisti, ecc), che dovranno quindi accettare i pagamenti elettronici.
L’obbligo di Pos, in realtà esiste dal 2014, ma non la multa, che è diventata realtà non più dal primo gennaio 2023, come previsto, ma dal 30 giugno. La decisione di anticipare a fine giugno le sanzioni per chi rifiuta l’uso del Pos rientra negli obiettivi del 1° semestre 2022 nella milestone M1C1 -103 del Pnrr, messa a punto dal Governo.
Chi è soggetto all’obbligo di Pos
Da fine giugno quindi è obbligatorio dotarsi di un Pos, ovvero di un dispositivo elettronico che permette a chi acquista un bene o un servizio di poter effettuare il pagamento con carte prepagate, carte di credito e carte di debito. Sono tenuti all’obbligo di Pos:
- artigiani come falegnami, fabbri e idraulici, ecc;
- ristoratori e baristi;
- negozianti e ambulanti;
- notai;
- avvocati;
- ingegneri;
- geometri;
- commercialisti;
- medici;
- consulenti del lavoro,
- professionisti in genere.
La misura – sottolinea il Codacons – era attesa da ben 8 anni. Già a partire dal 2014, grazie a un decreto legge del Governo Monti, era stato introdotto in Italia l’obbligo per negozianti e professionisti di accettare i pagamenti con Pos, misura poi confermata ed estesa a partire dal primo luglio 2020 dal decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio (n. 124/2019). Nessuna delle due norme, tuttavia, aveva introdotto sanzioni per gli esercenti che rifiutavano pagamenti con carte e bancomat.
Obbligo di Pos: i chiarimenti delle Fiamme Gialle
Per chi si rifiuta, le disposizioni prevedono una sanzione amministrativa di 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione per la quale sia stata rifiutata l’accettazione del pagamento.
Così ad esempio, in caso di rifiuto di un pagamento di 100 euro tramite il Pos, il commerciante andrebbe incontro a una sanzione da 34 euro (30 euro di ammenda fissa e 4 euro per quella variabile).
Due note di istruzioni diramate ai reparti territoriali dal capo del III Reparto Operazioni del Comando generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Arbore, chiariscono i dubbi circa le regole da seguire per evitare multe.
Innanzitutto si precisa che, in merito alla doppia penalità (30 euro + il 4% del valore della transazione negata), questa scatta solamente nel momento in cui il consumatore richiede il pagamento elettronico e questo gli viene negato dal commerciante, dall’esercente o dal professionista. Se invece il commerciante non ha il Pos, ma il cliente non lo richiede, allora non scatta alcuna sanzione come precisano le Fiamme Gialle.
Nella nota inoltre viene chiarito che “l’indicazione dei mezzi di pagamento elettronici la cui accettazione dà luogo all’applicazione della sanzione deve ritenersi tassativa”. Il commerciante, professionista o esercente è sanzionabile solo nel caso in cui non accetta pagamenti con carte di credito e prepagate e non quando non accetta “altri strumenti alternativi al contante” (esempio bonifici) la cui accettazione rimane a scelta e discrezione dell’esercente.
La sanzione non è applicabile nel caso in cui il pagamento elettronico sia rifiutato a casa di una “oggettiva impossibilità tecnica”. Quindi ad esempio in caso di “comprovati problemi di connettività o di malfunzionamenti tecnici dei dispositivi per l’accettazione dei pagamenti elettronici” la sanzione non si applica.
Possono procedere all’accertamento sia la guardia di finanza che gli agenti di polizia giudiziaria. In seguito alla violazione contestata ai trasgressori il rapporto e le prove sono trasmesse al prefetto della provincia in cui è stata contestata la violazione. Infine, tutte le violazioni e l’importo della sanzione applicata saranno registrate all’interno del software Ares della Guardia di Finanza.
L’obbligo del Pos è solo una delle strade battute dal Governo per la lotta all’evasione fiscale e riciclaggio. Nel mirino del Fisco non ci sono solo commercianti e professionisti, ma anche tutti i cittadini, che dovranno prestare attenzione ad alcuni limiti per i pagamenti in contanti, al momento fissato a 1.999,99 euro. Dal 2023 si scenderà a 999,99 ma la sostanza non cambia: superare il limite potrebbe non essere una buona idea se colui che lo ha fatto non sarà in grado di dimostrarne le ragioni in trasparenza.