I prezzi del petrolio sono aumentati oggi dopo che un funzionario statunitense ha riferito all’agenzia Reuters che non si prevede un aumento immediato della produzione di petrolio saudita, con ulteriore supporto dalle indicazioni che la banca centrale statunitense potrebbe aumentare i tassi di interesse in modo meno aggressivo del previsto.
I future sul greggio Brent con consegna a settembre sono aumentati del 2,51%, a $101,65 al barile, mentre il greggio WTI è salito del 2,61%, a $ 98,28.
Ieri i membri della Federal Reserve più “falchi” hanno affermato di essere favorevoli a un aumento dei tassi di 75 punti base durante la riunione politica di questo mese. L’incertezza sui tassi di interesse e i dati economici deboli hanno portato il Brent e il WTI a perdere più di $5 giovedì al di sotto del prezzo di chiusura del 23 febbraio, il giorno prima che la Russia invadesse l’Ucraina, sebbene entrambi i contratti abbiano recuperato quasi tutte le perdite entro la fine del sessione.
Il viaggio di Biden in Arabia Saudita
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si trova attualmente a Jeddah per chiedere all’Arabia Saudita di produrre più petrolio.
Ma gli Usa non si aspettano che l’Arabia Saudita aumenti immediatamente la produzione di petrolio. Gli occhi sono puntati sull’esito del prossimo incontro dell’OPEC+ del 3 agosto 2022. Il commento arriva in un momento in cui la capacità produttiva inutilizzata dei membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) si sta esaurendo.
Tuttavia, gli Stati Uniti potrebbero assicurarsi l’impegno che l’Opec aumenterà la produzione nei prossimi mesi, nella speranza che fornisca un segnale al mercato che le forniture arriveranno se necessario.
Le prospettive per il petrolio
Gli analisti si aspettano una continua pressione sul petrolio, a causa delle preoccupazioni per l’economia globale. Commersbank ha scritto in una nota:
“Il Brent è sceso notevolmente al di sotto dei $100 al barile questa settimana. È probabile che continui a scendere, dato che i timori di recessione presumibilmente non diminuiranno per il momento”.
Il sentiment ribassista del mercato è dovuto anche ai nuovi focolai di COVID-19 in Cina, che hanno ostacolato una ripresa della domanda.
La produzione delle raffinerie cinesi a giugno si è ridotta di quasi il 10% rispetto all’anno precedente, con la produzione per la prima metà dell’anno in calo del 6% nel primo calo annuale per il periodo almeno dal 2011, secondo i dati resi noti oggi.