Gas, nuova riduzione delle forniture dalla Russia. L’Ue: “Conferma la necessità dei tagli”
Mentre l’Unione Europea prova a trovare la quadra sul piano europeo d’emergenza per il gas, dalla la Russia arrivano nuovi drastici tagli alle forniture in Europa. Il gigante dell’energia Gazprom ha comunicato che, da domani, fermerà un’altra turbina del gasdotto Nord Stream 1 per manutenzione, con conseguente riduzione del flusso del gas che scenderà al 20% della capacità totale, ovvero 33 milioni di metri cubi al giorno. L’annuncio ha fatto volare il prezzo dei future sul gas ad Amsterdam, benchmark europeo del costo del metano, che era in tensione fin da quando era emersa una minaccia da Gazprom in tal senso. Questa mattina il prezzo del gas naturale si attesta a 179 euro al megawattora (+1,4%).
Secondo la Germania non c’è “nessuna ragione tecnica” per una riduzione del flusso di gas attraverso il Nord Stream annunciata ieri da Mosca. “Abbiamo preso atto dell’annuncio. Osserviamo la situazione in stretto coordinamento con l’agenzia delle reti federale e il team dell’unità di crisi sul gas. Stando alle nostre informazioni non ci sono ragioni tecniche per una riduzione delle consegne”, si legge nel comunicato del ministero dell’Economia e del Clima, guidato da Robert Habeck. “Esistono le precondizioni per un’autorizzazione – giuridicamente in linea con le sanzioni – della consegna della turbina. Il Canada ha dato l’autorizzazione necessaria. Per il regime europeo delle sanzioni non serve alcuna autorizzazione eccezionale”, conclude la nota.
L’Ue: “E’ la conferma della necessità dei tagli”
Il nuovo taglio dei flussi di gas attraverso il Nord Stream 1 da parte di Gazprom “è esattamente il tipo di scenario a cui si riferiva la presidente” Ursula von der Leyen “la scorsa settimana e che ha portato lei e il collegio” dei commissari Ue “a fare la proposta di solidarietà per risparmiare gas” ha detto ieri il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer. “Questo sviluppo convalida la nostra analisi”, evidenzia Mamer, auspicando che domani (oggi, ndr) i ministri europei dell’Energia riuniti a Bruxelles adottino “una risposta adeguata” accordandosi sul piano d’emergenza presentato dall’esecutivo Ue.
Il piano di emergenza presentato il 20 luglio dalla Commissione europea, che prevede il taglio (volontario ma con lo stato di emergenza diventa obbligatorio) dei consumi del 15% di gas dal primo agosto 2022 al 31 marzo 2023, ancora non convince gli Stati membri. Non sono bastate le deroghe presentate dalla Commissione europea, né le decine di ore di riunioni degli ambasciatori per arrivare a un accordo prima della riunione straordinaria dei ministri dell’Energia che si terrà oggi. E forse a loro spetterà il difficile compito di arrivare a un’approvazione in tempo per la scadenza del primo agosto (e prima della pausa estiva). “Non abbiamo un piano B, la presidenza ceca del Consiglio ha puntato tutto su domani“, afferma un diplomatico europeo. Qualche passo in avanti però è stato compiuto. L’esecutivo europeo è stato portato al compromesso smussando la proposta iniziale.