Economia

Gas, accordo sul piano d’emergenza europeo. Ecco cosa prevede

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“I ministri hanno raggiunto un accordo politico sulla riduzione della domanda di gas in vista del prossimo inverno”. Lo ha annunciato, in un tweet, la presidenza ceca del semestre Ue dopo il Consiglio Affari Energia. Nonostante l’opposizione iniziale di alcuni Paesi, è arrivato il via libera al piano da tutti gli stati europei, eccetto l’Ungheria. Sono state apportate alcune modifiche rispetto al testo originario approvato la scorsa settimana.

La firma dell’accordo era nell’aria. “Prevedo che oggi avremo una discussione politica interessante” sul piano d’emergenza Ue sul gas “perché gli Stati membri hanno posizioni di partenza differenti, ma mi aspetto un accordo politico alla fine della giornata”, aveva detto la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, arrivando al Consiglio Energia straordinario a Bruxelles. “È importante sottolineare che ora il riempimento dei depositi sotterranei di gas continua” e ha raggiunto il “al 66%”, ha sottolineato Simson, indicando che “nelle ultime settimane gli Stati membri sono riusciti ad attirare più gas di quello che consumano in estate. La proposta di regolamento della Commissione europea è stata presentata solo una settimana fa” e, ha sottolineato Simson, prevede che “il messaggio che inviamo debba essere basato sull’unità e sulla solidarietà perché ogni volume di gas che riusciamo a non utilizzare può aiutare altri Stati membri” che si trovano in difficoltà davanti alle “sfide molto difficili” delle “interruzioni” delle forniture da parte di Mosca.

Ottimismo anche da parte della Spagna che nei giorni scorsi si era mostrata contraria alla prima formulazione del piano. “Credo che avremo un accordo” perché “tutti crediamo che quando qualcuno chiede aiuto deve essere aiutato” e tra i ministri europei “prevarrà questo spirito e non le difficoltà che ciascuno può avere” ha  detto la ministra dell’Energia della Spagna, Teresa Ribera Rodriguez, arrivando al Consiglio straordinario.

Cosa prevede l’accordo europeo sul gas

La prima modifica consiste nel taglio ai consumi di gas, che può scendere dal 15% fino al 7%. La riduzione obbligatoria della domanda di 8 punti scatta “a condizione che gli Stati dimostrino che la loro interconnessione con altri Stati membri in capacità tecnica di esportazione rispetto al loro consumo annuale di gas nel 2021 è inferiore al 50% e che la capacità sugli interconnettori verso altri Stati membri è stata effettivamente utilizzata per il trasporto di gas a un livello di almeno il 90% fino al mese prima”, si legge nel testo. Nel caso dell’Italia, la riduzione dei consumi sarebbe del 7%, alla luce del raggiungimento dell’obiettivo del raggiungimento degli stoccaggi al 70%.

Il piano di taglio dei consumi di gas su cui è stato raggiunto l’accordo del Consiglio Energia prevede che “gli Stati membri possono anche richiedere una deroga se hanno superato i loro obiettivi di riempimento dei depositi di gas, se sono fortemente dipendenti dal gas come materia prima per le industrie critiche o se il loro consumo di gas è aumentato di almeno l’8% nell’ultimo anno rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

Nel nuovo testo viene citato anche il tetto al prezzo del gas anti-speculazioni, ma solo nel preambolo come possibilità. “In seguito alla richiesta del Consiglio europeo, la Commissione sta anche esplorando, insieme ai nostri partner internazionali, i modi per frenare l’aumento dei prezzi dell’energia, compresa la possibilità di introdurre dei tetti temporanei ai prezzi delle importazioni e di proseguire i lavori sull’ottimizzazione del funzionamento del mercato europeo dell’elettricità”, si legge nel testo.

I punti divisivi del piano Ue sul gas precedente

La proposta precedente della Commissione ha incontrato l’opposizione di alcuni Paesi, soprattutto quelli del Sud, Italia compresa. Diversi i punti divisivi del pacchetto. In particolare, la misura del taglio (15%) ai consumi – in una quota uguale per tutti – in caso di allerta energetica e il potere affidato alla Commissione di attivare l’allerta stessa hanno innescato una vera e propria rivolta dei Paesi del Sud, dalla Spagna al Portogallo alla Grecia fino alla Polonia.

Il principio alla base delle critiche era questo: la dipendenza dalla Russia, il riempimento degli stock, il lavoro fatto sulla riduzione dei consumi negli ultimi anni non sono uguali per i tutti i Paesi membri e non può quindi esserlo la quota del taglio (per Roma in termini assoluti si tratta di 8,5 miliardi di metri cubi). Il taglio del 15% era stato contestato anche dal Ministro per la transizione ecologica Cingolani, che parlando del gas durante la sessione pubblica del Consiglio Affari Energia di oggi ha detto:

“Entro l’inizio dell’inverno saremo quasi indipendenti dalle forniture russe. Entro l’anno prossimo la situazione sarà piuttosto sicura, senza grandi dipendenze da Mosca. Anzi, senza alcuna dipendenza dalla Russia“.