Economia

ESG, Ue verso l’obiettivo net zero. Ma c’è ancora molta strada da fare

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Segnali di progresso anno dopo anno verso l’obiettivo net zero (emissioni nette di gas serra pari a zero), ma c’è ancora molta strada da fare nel viaggio verso un’economia più sostenibile. Così emerge dalla Fidelity ESG Analyst Survey, l’indagine annuale degli analisti dedicata ai temi ESG di Fidelity International che studia le opinioni dei suoi analisti interni, dislocati in tutto il mondo, e si basa su quasi 200 risposte provenienti da team azionari e obbligazionari.

Europa leader in ambito ESG

La buona notizia è che l’Europa è ancora in testa nella transizione verso l’obiettivo net zero, con la percentuale più alta di aziende riconosciute dagli analisti di Fidelity come “leader” in questo viaggio. E mentre la Cina per ora mostra la percentuale più piccola di aziende che guidano, più della metà delle aziende cinesi sta iniziando a cambiare, il che significa che oltre il 70% sta valutando la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Che l’Europa traini la finanza sostenibile lo ha rivelato anche il rapporto della Consob intitolato “Principali tendenze in tema di investimenti sostenibili e criptoattività” secondo cui l’Europa vede confermato il suo ruolo trainante: a giugno 2022 l’aggregato globale delle emissioni di obbligazioni ESG è infatti riferibile ai paesi europei per il 50% circa, mentre il patrimonio di fondi comuni di investimento ESG europei pesa più dell’80% sul dato globale.

La ricerca rivela inoltre che gli analisti di Fidelity nel complesso vedono più opportunità che rischi derivanti dalla transizione verde, soprattutto nel lungo termine. Il Giappone si distingue, con gli analisti che evidenziano opportunità significative che dovrebbero emergere nel settore automobilistico, dei beni di prima necessità e dei semiconduttori nel prossimo decennio. È probabile che anche la Cina tragga vantaggio dalle opportunità green ed è già leader in settori come i pannelli solari.  Inoltre non sono state solo le emissioni di gas serra a dominare le discussioni negli incontri con i consigli di amministrazione e i dirigenti negli ultimi 12 mesi. L’indagine evidenzia il marcato aumento delle interazioni trasversali su temi sociali, come il benessere e la diversità dei dipendenti.

Fitfor55: il piano dell’Ue contro il cambiamento climatico

Il ruolo predominante dell’Ue verso il cammino della sostenibilità emerge anche con il via libera da parte del Consiglio dei ministri dell’Ue dell’Ambiente all’accordo Fit for 55 per il clima, un pacchetto di misure volte a rivedere e aggiornare le normative dell’Ue e ad attuare nuove iniziative al fine di garantire che le politiche comunitarie siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento europeo. L’obiettivo prioritario del pacchetto Fit for 55 è quello di consentire all’Unione europea di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di raggiungere la neutralità climatica nel 2050.

Tra le principali misure si segnala in primo luogo il fatto che il Consiglio Ue ha concordato un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra a livello europeo del 40% rispetto al 2005, per i settori non coperti dal sistema ETS, ossia il trasporto marittimo nazionale, l’agricoltura, i rifiuti e le piccole industrie. Inoltre si è convenuto di mantenere i maggiori obiettivi nazionali assegnati a ciascuno Stato membro, come proposto dalla Commissione Ue. Inoltre, è stato aggiunto un riferimento al fatto che il raggiungimento degli obiettivi del regolamento richiede la convergenza degli sforzi di tutti gli Stati membri nel tempo, tenendo conto delle specifiche circostanze nazionali.

Il Consiglio ha convenuto di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica per le nuove autovetture e i nuovi furgoni entro il 2030, portandoli invece al 55% per le autovetture e al 50% per i furgoni. Si è deciso inoltre di introdurre un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% entro il 2035 per le nuove auto e i nuovi furgoni. In sostanza: stop alla vendita di vetture a benzina e diesel entro quella data. La possibilità per gli automobilisti di ricaricare i propri veicoli in tutti gli Stati membri sarà assicurata dalla relativa revisione della diffusione di un’infrastruttura per i carburanti alternativi (AFIR). Nel 2026, la Commissione Ue valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del 100% delle emissioni e la necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione fattibile e socialmente equa verso le emissioni zero. Il Consiglio ha deciso di porre fine al meccanismo di incentivi normativi per i veicoli a zero e basse emissioni (ZLEV) a partire dal 2030.

Approvata anche una proroga di cinque anni dell’esenzione dagli obblighi di anidride carbonica concessa ai produttori cosiddetti “di nicchia”, ovvero quelli che producono meno di 10mila veicoli all’anno, fino alla fine del 2035. La clausola, chiamata “emendamento Ferrari”, andrà a beneficio in particolare dei marchi del lusso.